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PROUST E HALÉVY SI SCRIVONO...

Nel 1904 Marcel Proust invia al suo carissimo amico Daniel Halévy una copia del volume contenente la sua traduzione in francese de La Bibbia di Amiens di John Ruskin.

Halévy gli risponde così:

"Caro amico,
il tuo Ruskin mi arriva dopo un giro, con sosta in rue de Douai, da mio padre.
Conoscevo il libro, lo avevo sfogliato a casa di Dreyfus e avevamo parlato della sua acutezza.
Devo confessarti che non l'ho letto. Detesto leggere i libri che mi sono inviati e quando mi sono inviati. Se un libro vale la pena d'essere letto, arriva sempre il momento in cui viene voglia di leggerlo, e allora lo si legge nel modo giusto. Sono certo che sarà così per il tuo Ruskin, e aspetto"



Nel 1908, Daniel Halévy sottopone a Proust una serie di versi da lui scritti. Proust legge tutto molto attentamente e poi gli risponde così

"... Mio caro Daniel, ora che mi hai costretto a leggere questi versi pieni di talento, ma così penosi, noiosi e talvolta esecrabili, e a scrivere queste inezie, ti dico che uffa, poso la mia penna di critico e mi levo la maschera del pedante. Spero di non averti lasciato segni, e che tu non me ne voglia. Ti stringo la mano, e non attribuisco a tutto ciò alcuna importanza. E poi si scrive di fretta, quando si corregge un problema. Soprattutto, non ho alcuna opinione su questo genere di cose, non vi provo alcun piacere e quindi non posso dire che sia bello, dato che non ho potuto ancora costruirmene un'estetica. E poi c'è dell'altro, e credo che sia crudele. Per avere la coscienza tranquilla ... ti dico: Ragazzo, leggete Omero, Platone, Lucrezio, Virgilio, Tacito, Shakespeare, Shelley, Emerson, Goethe, La Fontaine, Racine, Villon, Théophile, Bossuet, La Bruyère, Descartes, Montesquieu, Rousseau, Diderot, Flaubert, Sainte-Beuve, Baudelaire, Renan, France... imparerete che se il vostro spirito è originale e potente, le vostre opere non lo saranno che a condizione che siate assolutamente sincero, e che il pastiche, il sacrificio a una forma che vi piace, il desiderio di essere originale sono pari alle sembianze un po' nascoste, e quindi pericolossime, dell'insincerità, e poi, ma è secondario, che la semplicità possiede eleganze infinite, e la naturalezza fascini ineffabili ..." - (Daniel Halévy, Pays parisiens, Grasset, 1932)



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1998