La copertina della raccolta di poesie
Les chauves-souris
Una lettera di Montesquiou a Proust
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Un disegno di Proust:
Etude pour Montesquiou riant.
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Il 13 aprile 1893, a casa di madame Lemaire, Julia Bartet recita poesie di Montesquiou. Il trentottenne conte è appoggiato al muro, in fondo al salone. Terminata la recita, Madeleine Lemaire gli si avvicina, accompagnata da un giovane poco più che ventenne.
Lo presenta a Montesquiou con queste parole: "Ecco il mio delizioso paggio, Marcel Proust" e aggiunge, conoscendo il conte: "Promettetemi di essere gentile".
Il giovane Proust sopporta senza proferire verbo il tagliente sguardo d'acciaio di Montesquiou.
Ne Le côté de Guermantes, Proust si ricorderà di questo incontro e restituirà, romanzata, questa scena i cui protagonisti saranno il narratore e Charlus.
Ma sarà grazie a Montesquiou, il quale l'indomani dell'incontro manda a Proust una sua fotografia con la dedica
"je suis le souverain des choses transitoires"
(due versi tratti dalla sua raccolta "Les chauves-souris") che Proust verrà introdotto nei saloni più esclusivi del faubourg Saint-Germain, quei salotti in cui il giovane Proust desiderava tanto essere ammesso ma di cui né M.me Aubernon né M.me Lemaire potevano aprirgli le porte.
Il loro rapporto durerà tutta la vita, fino alla morte di Montesquiou nel 1921. La corrispondenza tra i due uomini sarà importante, tanto per la qualità che per la durata.
Tra loro si instaura un rapporto solido anche se travagliato ed attraversato da tante peripezie dovute alla loro differente personalità.
Proust subisce immediatamente il fascino del personaggio. E' lui che ricerca la sua amicizia e l'incontro nonostante la perpetua intransigenza del conte, spesso fronteggiata dall'orgoglio di Proust.
I primi anni, le lettere di Proust sono piene di sentimenti di ammirazione. Si riconosce molto volentieri come "discepolo" attento del Maestro ("Professore di bellezza" è il titolo di un articolo che Proust gli dedica).
Umiliato tante volte da Montesquiou, Proust regolerà i suoi conti con Charlus. Tutta Parigi identificherà i personaggi della Recherche e Proust perderà molti amici che vi si saranno riconosciuti. Ma per lui, nulla è più importante del suo romanzo.
Montesquiou soffrirà molto di essere stato rappresentato come Charlus.
È una persona molto intelligente, e comprende anche troppo bene cosa Proust abbia fatto di lui, nonostante Proust cerchi di convincerlo che è piuttosto il barone Doasan la persona alla quale si è ispirato per Charlus (al quale peraltro ha dato nome Palaméde, e cioé il secondo nome del conte Robert...).
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