La lettera di Proust alla duchessa
Elaine de Gramont




. Signora duchessa,

"(...) scriverei (...) volumi e volumi su Monsieur de Montesquiou, tanto il soggetto è inesauribile.
(...)
Io l'avevo conosciuto quando ero così giovane che per me è rimasto sempre ciò che una "per sona grande" è per un bambino.
Il miracolo è che in tutti gli anni in cui ho visto una dopo l'altra tante "persone siderali" diventare improvvisamente "vecchi cammelli" con la sorpresa di chi, non accorgendosi che il tempo passa, non capisce perchè il suo orologio non vada al passao con gli altri, ebbene, in tanti anni, mai una nube ha offuscato la nostra amicizia ed egli mi ha sempre consentito con un sorriso di rimproverargli la sua condotta verso tanta gente.
(...)
... non credo, nel senso letterale del termine (e malgrado tutti i messaggi che mi inviò l'anno scorso da una casa di cura) che egli sia morto. Era poi davvero malato? In ogni caso, se lo era, questa circostanza deve avergli fatto venire l'ispirazione di inscenare una falsa morte alla quale avrebbe assistito come Carlo Quinto per poi sorprenderci. E' riuscito ad architettare messe in scena ben più complesse di questa!
(...)
Se invece, ahimé, la morte non fosse finta ma vera (cosa a cui non credo) ritornerà lo stesso. Le ingiustizie hanno il loro tempo e, almeno in spirito e verità, egli rinascerà.





post-it La destinataria della lettera é Elaine Greffulhe, figlia della contessa Elisabeth Greffulhe e moglie di Armand, duca di Gramont e di Guiche