Leggere Proust  >  I vostri contributi







Massimo Piermarini

L'INGANNO DI PROUST
image



Ho conosciuto Proust nell'adolescenza. Avevo quindici o sedici anni quando, in occasione del mio compleanno, ricevetti in dono da mia madre il cofanetto einaudiano con l'intero ciclo della Recherche du temps perdu. Si trattava per me di un libro importante, di un oggetto di valore, più prezioso della moto ricevuta per la mia promozione di maturità.

Un libro prezioso, non solo per la veste editoriale, pregevole e ricercata per chi, come me, si nutriva di economici Longanesi acquistati presso una cartoleria-profumeria del centro.

La lettura iniziò col massimo di entusiasmo, rafforzato dai risvolti filosofici, dall'inevitabile identificazione con l'io narrante (Marcel) e da quella singolare miscela di decadentismo estetizzante e desiderio di eternità che contraddistingueva il mio io di allora.

Gli ambienti proustiani, lo sfondo della sua scrittura (non uso il termine narrazione perché mi sembra troppo romantico e avventuroso) erano quanto di più lontano dall'esperienza quotidiana e dalle scelte etiche fondamentali che avevo maturate di già.

C'era però un percorso della memoria (della memoria involontaria) in quel testo che mi appassionava e mi sembrava riproducesse il ritmo pulsante dell'esistenza eternizzata dal ricordo. Non si trattava soltanto di fedeltà a quel nido di affetti che tutti noi coltiviamo durante l'adolescenza, nel momento cruciale della nostra educazione sentimentale. Ma di qualcosa di più forte e indefinibile, che trovava conferme e accentuazioni iperboliche tanto più quanto più ci si smarriva (esperienza inimitabile della scrittura proustiana) nella selva intricata, circolare, della narrazione, nei suoi cammini tortuosi, nel suo andamento apparentemente caotico e, insieme, splendidamente spontaneo.

Qualcosa faceva di questo libro una lettura che avrebbe segnato chi lo avesse tra le mani. E non si trattava soltanto dell'identificazione con l'io narrante o con lo scrittore Marcel Proust. Si trattava semmai della consonanza dell'itinerario del libro con le circostanze significative della mia esistenza. Compresi l'inganno di Proust, la malìa che esercitava la sua prosa.
Il felice, e necessario, inganno di Proust e l'inganno della Recherche, il rovesciamento di prospettiva che essa produce

L'ATTESA

Ho aspettato quasi trent'anni prima di avere il coraggio di riprendere in mano la Ricerca. Si cercano, talvolta, le ragioni, ma soltanto dopo molti anni, degli inganni ricevuti, ai quali era stato opposto, fino a quel momento, un silenzio inbarazzato, un rinvio salutare, un incertezza a risolversi alla ricerca.
L'inganno di Proust (o di Marcel, l'enigmatico io narrante della Recherche?) mi ha condotto al rinvio, divenuto oggi poi improcrastinabile. Il differimento ha prodotto urgenza di lettura e di esercizio critico: il traîner en longueur ci ha costretti alla déclaration.
Tirare in lungo è temporalizzare, e il tempo è il regno di Proust.

Insomma il libro di Proust dura nel tempo, non nel senso di conservarsi, ma di accrescersi e di condurci all'immenso teatro delle manifestazioni del tempo.
Lo spaesamento prodotto dalla lettura della Recherche non è una ragione ragionevole per sbarazzarsi della sua frequentazione. La Recherche non si cancella nella memoria di chi la sfoglia amorosamente, ma non richiede quelle sollecitudini che diventano regola ed esercizio quotidiano, costrutto di un discorso.
Vuole che ci si sprofondi nella sua materia attraverso la porta giusta, la stessa che attraversò Proust, la porta del Tempo.

LE STRUTTURE TEMPORALI DELLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Vorrei scrivere un capitolo su "Le strutture temporali della Ricerca del tempo perduto di Proust".
Ma parlare di "strutture" appare troppo positivistico, per parlare di Proust, troppo poco spirituale.
Un primo problema: il tempo della narrazione proustiana è unico o si deve parlare del tempo di Swann, del tempo di Albertine, del tempo di Odette, del tempo del barone di Charlus, del tempo di Vinteuil etc.?

E ancora:

Come circolano questo tempo o questi tempi, quale la loro forza motrice: il desiderio, l'amore, l'odio, un ingiusto fato, l'esistenza messa a nudo, la coesione di una società del bel mondo sull'orlo della sua catastrofe?

La Recherche è estranea all'oggettivismo dei naturalisti, è agli antipodi del romanzo-cronaca, del nouveau roman di Robbe-Grillet. Proust ha l'intenzione di confezionare un prodotto di arte raffinata, una musica d'autore, scrivendo la Recherche.
Come dire che Proust è lontano da ogni sperimentalismo.

I RAPPORTI DI PROUST CON LA PSICOLOGIA E L'ELEMENTO SIGNIFICATIVO (IL NOCCIOLO) DELLA PSICOLOGIA PROUSTIANA CIOE' IL TEMPO SECONDO PROUST

Non parliamo di concezioni sul tempo, ma del tempo della Recerche, del dominio del tempo, incontestabile e incontrastabile, sulle vite di tutti i personaggi o dei fantasmi di personaggi. Non pochi tratti comuni ha, il Dominatore, con il Destino di Hölderlin. Ma esso gioca qui in maniera più sottile con l'esperienza e i sentimenti dei personaggi, è avvertibile in tutti i loro gesti e nasconde la logica del suo svolgimento dietro la nebbia di apparenze che nessuna filosofia potrà mai diradare. I personaggi sono gestiti dal Tempo, vivono nel suo ventre e ne vengono espulsi, un giorno, senza un perché. Ecco l'inganno di Proust, della Recherche di Proust.

Il tempo è senza "presa" per noi, che ne siamo presi. Questo è il punto: la carica dirompente della denuncia proustiana: la buona società non è immunizzata dalla derealizzazione dell'esistenza, anzi questa si presenta in quest'ambito sociale nella sua pura figura, in forma quintessenziata.
Sa di falso l'ostentazione di una tranquilla fruizione della felicità terrena mentre si cammina sul nulla. Rotti gli argini, il grande fiume del Tempo invade le buie sfere dei moti individuali e i sogni dei perdigiorno, ne mette a nudo l'insensatezza, ne svela l'inconsistenza.

Le azioni scompaiono nella quotidianità dei cerimoniali, dei riti di gruppo e delle loro simbologie.

Restiamo "ingannati", "ammaliati"e "insidiati" dalla prosa di Proust, ma ancora più dal Tempo e dalla cattedrale in cui si celebrano le sue liturgie, la Recherche.

(Gennaio 2000)



Leggere Proust > I vostri contributi



Torna all'indice

Torna alla pagina principale



Pagine realizzate da Gabriella Alù
1998



Torna a inizio pagina