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Alfred de VIGNY
(1797-1863)

(Raccolta: I Destini )

La collera di Sansone


in francese
In francese
Sansone e Dalila di  Anton Van Dyck




Questa traduzione è di Lanfranco Binni, ed è contenuta nel volume
Alfred de Vigny "Poemi antichi e moderni. I destini", Garzanti, 1991


Muto è il deserto, la tenda è solitaria.
Quale audace Pastore la innalzò in questa terra
di sabbia e di leoni? -La notte non ha spento
la fornace del giorno che ha infuocato l'aria.
Leggero s'alza un vento all'orizzonte e increspa,
come limpido lago, i flutti di polvere.
Il bianco lino della tenda si agita dolcemente;
l'uovo di struzzo, acceso, veglia tranquillo,
stella interiore dei viandanti al riparo,
e sulla tela disegna due lunghe ombre.

L'una è grande e superba, l'altra giace ai suoi piedi:
è Dalila, la schiava, che tra le braccia stringe
le ginocchia serrate dell'austero e giovane padrone
la cui forza divina obbedisce alla schiava.
E' morbida come un agile leopardo, e spande
i capelli disciolti ai pìiedi dell'amante.
I suoi grandi occhi, come mandorla schiusi,
ardono del piacere che il sguardo domanda
e a tratti lanciano mobili bagliori.
Le braccia sottili, bagnate di tiepidi sudori,
i piedi voluttuosi sotto di lei incrociati,
i suoi fianchi slanciati più di una gazzella,
stretti da braccialetti, anelli e fibbie d'oro,
sono bruni; e, come si addice alle figlie di Arsor,
i suoi due seni, adorni di antichi amuleti,
castamente sono stretti da stoffe siriane.
Sono unite con forza le ginocchia di Sansone,
come le due ginocchia del colosso Anubi.
Esausta lei s'addormenta, sorridente e cullata
dalla mano possente su cui poggia la testa.
E lui mormora un canto, funebre e dolente,
scandito nella gola da ebraiche parole.
Lei non comprende quella lingua straniera,
ma il canto infonde il sonno nel suo corpo leggero.
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"Una lotta eterna in ogni tempo, ovunque
si svolge sulla terra, in presenza di Dio,
tra la bointà dell'uomo e la Donna astuta,
perché la Donna è impura, nell'anina e nel corpo.

Sempre l'Uomo ha bisogno di carezze d'amore;
lo disseta la madre appena viene al mondo,
e il suo braccio per primo lo impigrisce, lo culla,
gli infonde un desiderio d'amore e di indolenza.
Turbato nell'azione, nei progetti impedito,
ovunque sognerà il calore del seno,
le canzoni notturne, i baci dell'aurora,
il labbro appassionato che il suo labbro divora,
i capelli disciolti in cui il suo volto è immerso,
e lo accompagneranno i rimpianti del letto.
Andrà in città, e là le vergini folli
lo prenderanno al laccio con le prime parole.
Più forte sarà nato, prima sarà convinto;
quanto più grande è il fiume, più rapida è la piena.
Quando la lotta, che Dio alla creatura impose
contro il suo simile e contro la Natura,
spinge l'Uomo a cercare un seno su cui riposare;
con le lacrime agli occhi ha bisogno di un bacio.
Ma ancora il suo compito non è finito:
un'altra lottta inizia, segreta, infida e vile;
tra le sue braccia si svolgerà, sopra il suo cuore;
e, più o meno, ogni donna è sempre DALILA.
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E lei ride trionfante; con freddezza sapiente,
tra le sorelle resta in attesa e si vanta
d'essere invulnerabile agli attacchi del fuoco.
L'ha confessato all'amica più bella:
"Sa farsi amare, senz'amare lei stessa.
Teme un Padrone. E' il piacere che vuole,
l'Uomo è rude e lo prende senza saperlo dare.
Un sacrificio illustre, compiuto per stupire,
innalza più dell'oro, agli occhi dei suoi simili,
la bellezza che provoca prodigi così strani
e di un nobile sangue sa irrorare i suoi passi."

Dunque ciò che ho voluto, Signore, non esiste. -
Colei cui va l'amore e da cui viene la vita,
proprio lei, per Orgoglio, si fa nostra nemica.
La Donna oggi è peggiore che in quel tempo
quando, osservando gli Umani, Dio disse: "Mi pento!"
Ben presto, ritirandosi in un orrendo regno,
la Donna avrà Gomorra e l'Uomo avrà Sodoma,
e da lontano gettandosi sguardi irritati,
i due sessi moriranno separati.

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Eterno! Dio dei forti! sapere che il mio cuore
aveva per unico alimento l'amore di una donna,
attingendo all'amore più sacro vigore
di quanto ne desse al cuore la mia chioma divina.
- Giudicateci voi. - Eccola ai miei piedi, dorme!
Tre volte essa ha venduto i miei segreti, la mia vita,
tre volte essa ha versato il suo pianto mendace
che non seppe celarmi la rabbia dei suoi occhi;
provando in sé vergogna più che stupore
nel vedersi scoperta e insieme perdonata;
perché forte è la bontà dell'Uomo, e con dolcezza
schiaccia, assolvendo l'essere debole e falso.
Ma sono stanco ormai. - E' tale il peso dell'anima
che il mio corpo di gigante e la testa possente
che sostengono il peso delle bronzee colonne,
non possono più sopportare il suo grande dolore.
Ancora veder serpeggiare la vipera dorata
che volteggia nel fango credendosi ignorata;
sempre questo compagno di cui non si è mai certi,
la Donna, infante infermo, dodici volte impuro!
Usare la propria forza per trattenere l'ira
nel cuore offeso, come in un santuario
il cui fuoco, sfuggendo, divorerebbe tutto;
e vietare allo sguardo di vedere e di piangere,
è troppo! - Dio, se vuole, spazzi via le mie ceneri.
Rivelai il mio segreto; Dalila sta per venderlo.
- Quanto mi piaceranno i passi di chi verrà
ad annunciare la morte! - Sarà quel che sarà!"
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Così disse, e al suo fianco si addormentò
finché i guerrieri, tremanti per trovarsi in casa sua,
pagando a peso d'oro per ogni suo capello,
le mani gli legarono e gli bruciaron gli occhi,
e sanguinante lo trascianrono e carico di una catena
che dodici grandi tori tiravano a fatica,
e lo posero in piedi, in silenzio solenne,
davanti a Dragon, il loro Dio, che gemé sordo
e due volte facendo impallidire i suoi preti in estasi;
accesero l'incenso, imbandirono un festino
il cui clamore si udiva sul monte più lontano,
e accanto alla giovenca uccisa ai piedi del Dio
posero infine Dalila, pallida prostitua,
incoronata, adorata e regina del banchetto,
che tuttavia tremava, e diceva: EGLI NON MI VEDRA'!
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Terra e Cielo! Non trasaliste di grande letizia
quando vedeste l'amante ingannatrice
spiare con occhio torvo quegli occhi insanguinati
che cercavano il sole con uno sguardo impotente,
e quando infine Sansone, scuotendo le colonne
che dei piloni immensi erano il sostegno,
schiacciò con un sol colpo sotto macerie mortali
i tremila nemici, i loro dèi e gli altari?
Terra e Cielo! punite con simili giustizie
il tradimento ordito in falsi amori,
e chi svela il segreto dei pensieri profondi
strappatoci dal cuore con baci menzogneri.




In alto, particolare del dipinto di
Sir Anthony Van Dyck
"Sansone e Dalila"
olio su tela, 1627-32
Museo storico della città di Vienna


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fiori


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1998