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 LA PICCOLA CICLISTA BRUNA,
 DAGLI OCCHI RIDENTI...
 
 
 
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| Una ragazza dagli occhi splendenti, ridenti, dalle paffute guance opache, con un "polo" nero  profondamente calzato sul capo, che spingeva una bicicletta con un dondolio delle anche così dinoccolato, un aspetto e termini di gergo così sfacciati  e gridati così forte, quando le passai accanto (tra cui distinsi la frase irritante "vivere la propria vita") 
 
     Un istante, mentre passavo accanto alla bruna dalle gote paffute  che spingeva una bicicletta, incrociai i suoi sguardi obliqui e ridenti,  vibrati dal fondo di quel mondo inumano  che racchiudeva la vita della piccola tribu, inaccessibile ignoto  in cui l'idea di quello che io ero non poteva certo né giungere, né trovar posto.  Tutta attenta a quel che dicevano le compagne,  la fanciulla dal "polo"  che le scendeva molto basso sulla fronte  mi aveva visto nel momento in cui  il raggio nero emanato  dai suoi occhi mi aveva incontrato?  Se mi aveva visto, che mai avevo rappresentato per lei? Dal grembo di quale universo mi distingueva?  Mi sarebbe stato così difficile dirlo  come, quando  certe particolarità ci appaiono grazie al telescopio,  in un astro vicino,  è difficile concluderne che vi abitano esseri umani,  che ci vedono, e quali idee questa vista abbia potuto risvegliare in  loro
 
     In mezzo alle altre, ella si fermava spesso, costringendo le sue amiche, che parevano rispettarla molto, a interrompere anche loro il cammino. Così, ferma, con gli occhi brillanti sotto il suo "polo", la rivedo ancora, profilata sullo schermo creatole, nel fondo, dal mare, e separata da me da uno spazio trasparente ed azzurro, il tempo trascorso da allora: prima immagine, esile nel mio ricordo, desiderata, inseguita, poi dimenticata, ritrovata, di un viso che sovente più tardi ho proiettato nel passato  per potermi dire, di una fanciulla che si trovava nella mia camera: "E' lei!"
 
 --- All'ombra delle fanciulle in fiore
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 Pagine realizzate da  Gabriella Alù
 1998
 
 
 
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