Personaggi della Recherche




LEGRANDIN


Ingegnere che lavora a Parigi ma trascorre i fine settimana e le sue vacanze a Combray; è uno degli amici di famiglia nel paese.
Legrandin è uno snob; avendo invitato il Narratore a cena da lui, resta a lungo in silenzio quando questi evoca i Guermantes, perchè desidera ardentemente essere introdotto nel loro salotto.
Il Narratore lo incontra alla matinée della marchesa di Villeparisis, ma Legrandin è infastidito da questo incontro.
Si fa chiamare Legrandin de Méséglise poi conte di Méséglise.
Giunto alfine a realizzare il suo sogno, dopo esservi stato introdotto da Charlus, si disinteressa dei Guermantes per abbandonarsi al suo vizio: egli appartiene, in realtà, alla "razza maledetta".


"Ma quel che capivo era che Legrandin non era del tutto sincero quando diceva di non amare che le chiese, il chiaro di luna e la giovinezza: amava molto gli abitanti dei castelli e dinanzi a loro si sentiva preso da un tal timore di scontentarli che non osava dar loro vedere che aveva per amici dei borghesi, dei figli di notai o di agenti di cambio, preferendo, se la verità doveva essere scoperta, che fosse in sua assenza, lontano da lui e "in contumacia": egli era uno snob. Senza dubbio non diceva mai niente di tutto questo nel linguaggio che a me e ai miei riusciva tanto gradito. E se io domandavo: - Conoscete i Guermantes? - Legrandin dalla facile parola rispondeva: - No, non li ho mai voluti conoscere - Purtroppo, nel rispondere così, non giungeva per primo, giacché un altro Legrandin, ch'egli celava accuratamente in fondo a sé e non mostrava, perché questo Legrandin sapeva sul nostro, sul suo snobismo, delle storie compromettenti, aveva già risposto con la ferita dello sguardo, col rictus della bocca, con la gravità eccessiva del tono della risposta, con mille frecce di cui il nostro Legrandin s'era visto in un attimo crivellato, esangue, come un San Sebastiano dello snobismo: - Oh! come mi fate male, no, non conosco i Guermantes, non risvegliate il gran dolore della mia vita -. E poiché quel Legrandin pieno di impertinenza, quel Legrandin scandalista, se aveva il linguaggio elegante dell'altro, aveva la parola infinitamente più pronta, composta di ciò che si suo chiamare "riflessi", quando il Legrandin bel parlatore voleva imporgli silenzio, l'altro aveva già parlato, e il nostro amico aveva un bel desolarsi per la cattiva impressione che avevan potuto produrre le rivelazioni del suo alter ego: non gli restava che tentare di palliarla."

-- La strada di Swann




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1998