 "Dopo cena, ahimè, ero spesso costretto a lasciare la mamma, che rimaneva a discorrere con gli altri, in giardino se era bel tempo, nel salottino dove si ritiravano tutti, se il tempo era cattivo. Tutti, salvo la nonna che pensava che "in campagna è un delitto starsene rinchiusi"e che aveva con mio padre discussioni continue, nei giorni di gran pioggia, perché lui mi mandava a leggere nella mia stanza invece di lasciarmi star fuori. - Non così lo farete diventare robusto ed energico, - essa diceva tristemente, - soprattutto questo piccino che ha tanto bisogno di acquistare forza e volontà -. Mio padre alzava le spalle ed esaminava il barometro, giacché gli piaceva la metereologia, mentre la mamma, evitando di far rumore per non disturbarlo, lo guardava con intenerito rispetto, ma non troppo fissamente, per non cercare di penetrare il mistero della sua superiorità. Ma la nonna, con qualsiasi tempo, anche quando la pioggia infuriava e Françoise era accorsa per tirar dentro le preziose poltrone di vimini per paura che si bagnassero, si poteva vederla nel giardino vuoto e percosso dalla tempesta, che si rialzava le ciocche disordinate e grige perché la fronte meglio si imbevesse della salubrità del vento e della pioggia. Diceva: - Finalmente si respira! - e percorreva i viali allagati, allineati a parer suo con troppa simmetria dal nuovo giardiniere, che non aveva il senso della natura ed al quale mio padre aveva domandato fin dal mattino se il tempo si sarebbe rimesso - col suo passettino entusiasta e sobbalzante, regolato sui moti diversi suscitati nella sua anima dall'ebrezza del temporale, dalla potenza dell'igiene, dalla stupidità della mia educazione e dalla simmetria dei giardini, piuttosto che dal desiderio a lei ignoto di evitare alla sua sottana color prugna le pillacchere di fango sotto le quali spariva fino ad un punto che per la sua cameriera era sempre una disperazione ed un problema."
--- La strada di Swann  
 1998 |