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ITALO CALVINO
1923 - 1985

"La rete che lega ogni cosa..."



Italo Calvino Nel giugno del 1984 Calvino venne ufficialmente invitato dall'Università di Harvard a tenere le Charles Eliot Norton Poetry Lectures.

Le "Norton Lectures" erano iniziate nel 1926 e sono state affidate nel tempo a personalità come T.S. Eliot, Igor Stravinsky, Jorge Luis Borges, Octavio Paz. Era la prima volta che venivano proposte a uno scritore italiano.

Calvino avrebbe dovuto tenere sei conferenze, la scelta del tema era interamente libera.

Le lezioni rimasero incompiute (ce ne sono arrivate cinque) a causa della sua morte e furono pubblicate postume nel 1988. Ogni lezione tratta di un valore della letteratura che secondo Calvino va salvato: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità (la sesta avrebbe dovuto riguardare la Consistenza)


Nella lezione riguardante la "Molteplicità" Calvino accosta Proust a due grandi scrittori ingegneri: Robert Musil e Carlo Emilio Gadda.

Ringrazio Luca Iori per avermi segnalato e ricordato queste pagine di Calvino.




...neanche Proust riesce a vedere finito il suo romanzo-enciclopedia, ma non certo per mancanza di disegno, dato che l'idea della Recherche nasce tutt'insieme, principio e fine e linee generali, ma perchè l'opera va infoltendosi e dilatandosi dal di dentro in forza del suo stesso sistema vitale.

La rete che lega ogni cosa è anche il tema di Proust; ma in Proust questa rete è fatta di punti spazio-temporali occupati successivamente da ogni essere, il che comporta una moltiplicazione infinita delle dimensioni dello spazio e del tempo. Il mondo si dilata fino a diventare inafferrabile, e per Proust la conoscenza passa attraverso la sofferenza di questa inafferrabilità. In questo senso la gelosia che il narratore prova per Albertine è una tipica esperienza di conoscenza:

"E comprendevo l'impossibilità contro la quale urta l'amore. Noi ci figuriamo che esso abbia come oggetto un essere che può star coricato davanti a noi, chiuso in un corpo. Ahimè! L'amore è l'estensione di tale essere a tutti i punti dello spazio e del tempo che li ha occupati e occuperà. Se non possediamo il suo contatto con il tale luogo, con la tale ora, noi non lo possediamo. Ma tutti quei punti non possiamo toccarli. Forse, se ci venissero indicati, potremmo arrivare sino a essi; ma noi procediamo a tentoni senza trovarli. Di qui la diffidenza, la gelosia, le persecuzioni. Perdiamo un tempo prezioso su di una pista assurda, e passiamo senz'accorgercene accanto alla verità."

Questo passo è nella pagina della Prisonnère (ed. Plèiade, III, p. 100) sulle divinità irascibili che governano i telefoni. Poche pagine più in là assistiamo alle prime esibizioni degli areoplani, così come nel volume precedente avevamo visto le automobili prendere il posto delle carrozze cambiando il rapporto dello spazio col tempo, tanto che "l'art en est aussi modifiè". (id., II, p. 996). Dico questo per dimostrare che Proust quanto a conoscenza tecnologica non ha niente da invidiare ai due scrittori-ingegneri che ho citato prima. [Qui Calvino si riferisce a Gadda e Musil dei quali ha parlato nelle pagine precedenti]. L'avvento della modernità tecnologica che vediamo profilarsi a poco a poco nella Recherche non fa solo parte del "colore del tempo" ma della forma stessa dell'opera, della sua ragione interna, della sua ansia di dar fondo alla molteplicità dello scrivibile nella brevità della vita che si consuma. -

Italo Calvino "Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio", Garzanti, 1988




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1998