Solo un timido dandy con la barba sfatta e intabarrato in un freddoloso cappotto bordato di pelliccia, che sta in un palco accanto alla diamantata musa moderna Misia Sert (mentre Picasso sfoggia invece un rosso pullover operaio a collo alto), solo questo giovane-vecchio immensamente pallido, che si chiama Marcel Proust e ha dei gusti imprevedibili, si dice incantato da quella "farraginosa accozzaglia" luminosa e ritmica, così accusano gli "anti-kubisti", che tenta di farsi passare per balletto. Certamente apprezza le fattezze del ballerino Massine, nel ruolo esagitato di Prestigiatore del mondo. Cocteau rimane invece un pò imbronciato tra le coulisses del palcoscenico, perché ancora una volta un guasto meccanico alle pompe dell'aria compressa ha boicottato quel tessuto vivente e rumorista di schiamazzi, di sirene-dinamo-sferragliare di treni, che da sempre ha voluto 'futuristicamente' sovrapporre alla 'onesta' partitura musicale di Satie.

-- Marco Vallora - "L'Affaire -Parade e l'usignolo ammutolito", contenuto nel programma di sala del Teatro Massimo di Palermo del 12 febbraio 2002


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