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![]() 1885 - 1970 |
![]() Jpg Academie Française |
Di famiglia borghese ricca e conservatrice, orfano di padre, François Mauriac viene allevato dalla madre nella più stretta osservanza cattolica.
Autore di un gran numero di romanzi, saggi, diari, gli piace autodefinirsi "un cattolico che scrive". Premio Nobel per la letteratura nel 1932, eletto membro dell'Academie Française nel 1933, viene anche poi, molti anni più tardi, insignito dal generale de Gaulle della Gran Croce della Legion d'onore per i servigi resi alla Francia durante la seconda guerra mondiale. Sentimenti, atteggiamenti, comportamenti di Mauriac nei confronti di Proust risultano sempre caratterizzati da una forte ambivalenza. Se da una parte egli non può non riconoscere il genio di Proust, non riesce/non vuole però condividerne la visione del mondo. ![]() ![]() ![]() Nel 1906 Mauriac legge, appena ventenne, la prefazione di "Sésame et les lys" e ne rimane estasiato: "Sin dalle prime righe di questa prefazione mi sono sentito sulla frontiera di un paese sconosciuto" Appena viene pubblicato "Du côté de chez Swann ", Mauriac l'acquista. Nel "Du côté de chez Proust", pubblicato nel 1947, scriverà che l'opera di Proust è "la più possente opera letteraria di questi tempi" ma anche che "Dio è terribilmente assente dall'opera di Marcel Proust..." ![]() ![]() ![]() Mauriac incontra Proust il 3 febbraio 1918 ad un ricevimento in casa di M.me Daudet, e di quest'incontro scriverà: "Mi sembrò piuttosto piccolo, curvo in un vestito molto raffazzonato (...) le pupille dilatate, sembrava sotto l'effetto di droghe. Fissò su di me uno sguardo scuro la cui fissità mi intimidiva" La loro relazione si svolge soprattutto attraverso la scrittura; Mauriac incontrerà Proust soltanto un'altra volta, nel 1921. Nel 1920 Mauriac dedica a Proust i suoi "Petit Essais de psychologie religieuse" e il 26 febbraio 1921 scrive sulla "Revue hebdomadaire" un importante articolo in cui saluta l'arte di Proust che "rinnova il genere del romanzo per la sua abilità a legare i suoi personaggi ad una certa parte del mondo e a una certa parte della società" aggiungendo che "...dire che ha rinnovato il romanzo, significa anche che ha rinnovato lo stile". ![]() ![]() ![]() Qualche giorno dopo la pubblicazione di questo articolo si svolge, il 28 febbraio 1921, il secondo e ultimo incontro con Proust. Dopo avere cenato a casa di Proust in rue Hamelin in compagnia di Henri Rochat, Mauriac gli scrive: "Siete il solo che ammiro senza riserve e senza sforzo (...). Entro nell'incantesimo dei vostri libri come, da ragazzo, in quelli di Jules Verne". Ma nel suo "Du côté de chez Proust" scriverà poi: "Rivedo quella camera sinistra della rue Hammelin, il caminetto nero, quel letto in cui il cappotto serviva da coperta, quella maschera cerea attraverso la quale sembrava che il nostro ospite ci guardasse mangiare, e di cui sembrava che solo i capelli fossero vivi. Quanto a lui, non mangiava..." . ![]() ![]() ![]() Alla pubblicazione di "Sodoma e Gomorra" Mauriac esprime "ammirazione, repulsione, terrore, disgusto" e si rammarica di non trovare, "in questo inferno nemmeno dieci giusti". ![]() ![]() |