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Testo di Paola Musarra


2. Fuori/dentro

Nelle pagine di Swann sulla lettura in giardino, Proust ci descrive il piacere che provava quando, nascosto nella sua nicchia di stuoie, guardava gli oggetti esterni. Immerso nella lettura, egli sentiva che, pur se guardava ciò che accadeva "fuori", il suo pensiero era per lui come un'altra nicchia più segreta, in fondo alla quale era bello stare annidato. Tra gli oggetti esterni e lui, la consapevolezza ch'egli aveva di guardarli formava una specie di "zona di evaporazione", simile a quella che separa un corpo incandescente da un oggetto bagnato. Proust a 13 anni

Ramon Fernandez commenta:

"Si può mai rappresentar meglio la tensione intellettuale, che produce effetti analoghi a quelli dell'incandescenza, ma senza sforzo, solo grazie alla naturale eccitazione dell'intelligenza magnetizzata dalla lettura?" (1)

Vorrei partire proprio da questa "zona di evaporazione" (che ci dice tante cose sullo "sguardo" di Proust...) per evocare il fascino sensuale che emana dal corpo femminile quando la ricca gamma di colori che va dal rosa al violetto (l'incarnato dei Guermantes!) lo fa vibrare.

C'è un precedente illustre: il ritratto di Madame Arnoux nell'Education sentimentale di Flaubert, che Proust aveva così sapientemente assaporato. (2)

A bordo del battello che naviga sulla Senna da Parigi a Nogent, Frédéric vede profilarsi all'improvviso, come un'apparizione, l'immagine di Marie Arnoux. Ella sedeva sola su una panca. Sola? Così almeno sembrò a Frédéric, che nell'éblouissement, nell'"abbagliamento" che i suoi occhi gli rimandavano non riuscì a distinguere nessun altro passeggero accanto a lei.

Le passò davanti, ma preferì mettersi più lontano, un po' in disparte, per guardarla.

Marie portava un ampio cappello di paglia, "con nastri rosa che palpitavano al vento, alle sue spalle". L'abito chiaro di mussola "si espandeva" in numerose pieghe.

Dietro di lei, sul parapetto, era posato un lungo scialle "a strisce viola". Chissà quante volte, per difendersi dall'umidità della sera, se l'era avvolto attorno alla vita, ci si era coperta i piedi, ci aveva "dormito dentro".

Trascinato dal peso delle frange, lo scialle scivola pian piano, sta per cadere in acqua, Federico con un balzo lo afferra. (3)

Non manca nulla: il protagonista che guarda restando in disparte, l'abbagliamento-offuscamento (incandescenza-evaporazione), il palpitare, l'espandersi, il serico scivolare dei nastri, dell'abito, dello scialle, che sono emanazioni del corpo femminile, mirabilmente messi in risalto da pennellate rosa e viola, l'accostarsi improvviso dell'uomo che si impadronisce dello scialle e, simbolicamente, del corpo di Marie...

Questo stupendo quadro en plein air ci accompagna con naturalezza verso un altro scenario: la passeggiata di Odette nell'avenue du Bois, vicino all'Etoile.

Madame Swann "appariva" e attorno a sé épanouissait, "faceva sbocciare" una toilette sempre nuova, ma che il narratore (colui che dice "io" e che non è - sempre - Marcel...) ricorda toujours mauve.

La metafora floreale si impenna quando ella dispiega su un lungo stelo (nel momento della sua massima "irradiazione") un ampio parasole di seta, che ha la stessa sfumatura dell'effeuillaison des pétales, della "cascata di petali" del suo vestito.

Petali roridi, sotto un sole - e uno sguardo - incandescente...

Odette avanzava, esile ma senza timore, "nella nudità dei suoi teneri colori".

La sua toilette occupava quell'"intervallo di eleganza" quel necessario "spazio" che gli uomini rispettavano: Odette non le accordava una eccessiva attenzione, ma non se ne disinteressava completamente (la civetteria consapevole di Madame Swann ha preso il posto dell'innocente spensieratezza di Marie Arnoux). Ella permetteva ai nastri del corsetto e della gonna di ondeggiare lievemente, come bambini ai quali si permette di giocare senza perderli d'occhio. Potevano, certo, avere un loro ritmo, "purché seguissero la sua andatura."

A tratti, lasciava cadere un lieto, dolce sguardo sul parasole mauve ancora chiuso, "come su un mazzo di violette di Parma".

Grazie a questo rituale, a questa liturgia di cui Madame Swann era "la grande sacerdotessa", la sua toilette,i fiori del suo flessibile cappello di paglia e i nastrini ondeggianti sembravano nascere dal mese di maggio con più naturalezza dei fiori veri. L'abito chiaro e leggero, largo alla scollatura e alle maniche, evocava la carne rorida del collo e dei polsi...

Quando faceva troppo caldo, Odette apriva il parasole, che la inondava di un'ombra liquida, luminosa e trasparente come "il riflesso di un pergolato di glicine".

Ma il calore produceva un altro effetto: ella dava da portare al narratore la sua giacchettina leggera. Ed egli vi scopriva, nascosti all'interno delle maniche, mille piccoli segreti, destinati a restare invisibili, anche se delicatamente lavorati: un particolare raffinato, una striscia di tessuto di un colore adorabile, une satinette mauve (un rasatello color malva)...

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(1) Ramon Fernandez, Proust, Collection A la gloire de... dirigée par Abel Hermant, Editions de la Nouvelle Revue Critique, Paris 1944, p.186.

(2) Marcel Proust, "Ce que signifie le style de Flaubert", saggio pubblicato per la prima volta nel 1920, nel numero di gennaio della Nouvelle Revue Française.

(3) Gustave Flaubert, L'éducation sentimentale, Collection Folio, Gallimard, Paris 1990, pp.22-24.




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1998


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