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PROUST E ANDERSEN.
LA MADELEINE E MADRE SAMBUCO

Nel supplemento domenicale de "Il Sole 24 Ore" del 24 settembre 2006 c'era questo articolo in cui si parla delle analogie che un certo professore Edi Zollinger ha scoperto tra il celebre episodio della madeleine nella Recherche du Temps perdu di Marcel Proust e la fiaba "Madre Sambuco" di Hans Christian Andersen.

Non avendo la possibilità di leggere integralmente l'articolo del prof. Zollinger, ma molto incuriosita, sono andata a cercare questa fiaba di Andersen che per la verità non conoscevo. E ne sono rimasta colpita.

Hans Christian AnderseLa fiaba di Andersen inizia così:

"C'era una volta un bambino che aveva preso il raffreddore; era uscito di casa e al ritorno aveva i piedi zuppi [...] subito sua madre lo spogliò, mise l'acqua a bollire per preparargli una buona tazza di infuso di sambuco, che scalda tanto! Nel frattempo arrivò il vecchio che abitava al piano di sopra [...] amava molto i bambini, e sapeva molte fiabe e storie divertentissime".

Il bambino chiede al vecchietto di raccontargli una fiaba, di inventarne una per lui, ma il vecchietto gli spiega che "questo genere di fiabe e di storie non vale niente! No, quelle vere vengono da sole, [...] bussano alla fronte e dicono: eccomi!" e aggiunge che le fiabe che arrivano spontaneamente "sono aristocratiche, non arrivano se non ne hanno voglia!" Le storie dunque non si inventano ma nascono dalla propria memoria. Il bambino guarda allora la teiera in cui sua madre ha messo in infusione le foglie di sambuco, ed ecco che, stupefatto, vede sorgere dalla tazza prima i fiori del sambuco, poi il cespuglio, poi l'albero intero. Nel suo fusto si cela Madre Sambuco, ninfa dell'albero e, nei paesi nordici, simbolo della memoria. Ai piedi dell'albero siedono due vecchietti che, grazie alla magia di Madre Sambuco ridiventano fanciulli e ritornano al passato ripercorrendo tutta la loro gioiosa fanciullezza.

Bacche di sambuco Fiori di sambuco di sambuco
Bacche e fiori di sambuco


Ad un certo punto però il bambino dice: "Ma questa non è una fiaba!", e Madre Sambuco gli risponde: "No, non era una fiaba, ma eccola subito! dalla realtà spesso nasce la più meravigliosa delle fiabe; se non fosse così, come poteva nascere il mio bell'albero di sambuco da una teiera?" Trae dal letto il bambino e se lo stringe al cuore; e "i rami del cespuglio, tutti fioriti, gli si chiusero intorno e lì dentro pareva di essere in un folto pergolato che li trasportava a volo nell'aria..."

Nella fiaba di Andersen troviamo dunque un ragazzino infreddolito, una mamma che gli prepara una calda tisana di sambuco (che tra le sue proprietà pare abbia anche -- guarda caso -- quella di lenire gli attacchi di asma), una netta distinzione tra memoria volontaria e memoria involontaria (l'unica capace di rievocare il passato), un intero giardino -- fiori, arbusto, albero -- che emerge dalla tazza, la rievocazione dei tempi felici della fanciullezza.

Rileggiamo adesso il celebre episodio della madeleine, il più famoso degli episodi che, nella RTP, descrivono il fenomeno del risorgere del passato attraverso la memoria involontaria. Anche qui un ragazzo infreddolito, un raffreddore incombente, una madre premurosa, una calda bevanda (in questo caso si tratta di tè). Anche qui, il passato che risorge è quello del mondo felice dell'infanzia. Qui il fenomeno avviene tramite un piccolo dolcetto, la madeleine; anche qui c'è una vecchia signora (la zia Lèonie, che la domenica mattina, a Combray, offriva al Narratore bambino una madeleine da bagnare nell'infuso di tiglio). C'è anche qui il sorgere, dalla tazza di tè, di un intero giardino e il riemergere del mondo dell'infanzia:

"... E come in quel gioco in cui i Giapponesi si divertono a immergere in una scodella di porcellana piena d'acqua dei pezzetti di carta fin allora indistinti, che appena immersi si distendono, prendono contorno, si colorano, si differenziano, diventano fiori, casi, figure umane consistenti e riconoscibili, così ora tutti i fiori del nostro giardino e di quelli del parco di Swann, e le ninfee della Vivonne e la buona gente del villaggio e le loro casette e la chiesa e tutta Combray e i suoi dintorni, tutto quello che vien prendendo forma e solidità, è sorto, città e giardini, dalla mia tazza di tè" ("Dalla parte di Swann")

La fiaba di Andersen è del 1845. In Francia è intitolata "La Fée du sureau".

Jean-Yves Tadiè, il più autorevole biografo di Proust, nel capitolo sulle letture dell'infanzia di Marcel e nel resto del suo libro non fa alcun cenno alle fiabe di Andersen (nè, per la verità, ad alcun libro di fiabe). Io non ho altri strumenti per approfondire la questione e devo necessariamente fermarmi qui, ma certamente mi piacerebbe saperne di più.

fiori


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1998