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Copertina libro Marie-Agnès Barathieu

LES MOBILES
DE
MARCEL PROUST
Une sémanthique du deplacement

Préface de Pierre-Louis REY
Presses Universitaire du Septentrion, 2002




Marie-Agnès Barathieu ha vinto, con questo libro, la seconda edizione del premio letterario "Madeleine d'Or" del Centre Littèraire Proustien de Cabourg-Balbec.

Propongo qui il testo integrale (in francese) del discorso da lei pronunciato il 22 novembre a Cabourg in occasione della cerimonia di assegnazione del premio e questi miei

APPUNTI DI LETTURA

  • Spostamento come metafora

    Cominciamo dal titolo, non semplice da rendere in italiano: cosa intende l'autrice con "les mobiles"? Tutto ciò che si muove, serve per muoversi, che viene mosso; dunque veicoli, mezzi di trasporto (carrozze, automobili, biciclette, aerei) ma anche i loro conducenti (cocchieri, autisti, piloti...).

    Barathieu richiama Georges Poulet che, in "L'espace proustien" scriveva nel 1963: "tutta l'opera proustiana è piena di (...) spostamenti, che vi occupano un posto importante almeno quanto i ricordi".

    Tema di fondo è dunque lo SPOSTAMENTO.

    Spostamento nel tempo e nello spazio, ma anche e soprattutto spostamento come metafora.
    Il testo proustiano viene approcciato con una analisi semantica dello spostamento che, utilizzando il filo dei "mobiles", ci pone davanti una metamorfosi continua prodotta dalla fusione dei generi, delle immagini, dei suoni.

    La Recherche viene qui considerata come "romanzo poliziesco filosofico" in cui un piccolo dettaglio ("les mobiles") può costituire indizio s-velatore di un tutto sociale, psicologico, sessuale.

    "Spiegando" le "pieghe" di ciascuno di questi segni (les mobiles) disseminati nell'opera proustiana, Barathieu ci conduce dal livello della superficie del testo al suo livello più profondo, dalla monosemia alla polisemia, dal senso denotativo al connotativo.

    In altri termini, ci porta alla "ricerca di una semantica dello spostamento (deplacement)" con una analisi del testo condotta su due livelli: quello della s-piegazione e quello della interpretazione.

  • I mezzi di trasporto

    I mezzi di locomozione che compaiono nella Recherche assolvono certo, innanzitutto, alla funzione di ancoraggio di collocazione temporale in un'opera che, di date, ne ha molto poche.

    Ma soprattutto, i mezzi di trasporto sono metafore: in quanto tali assolvono alla funzione di indicatori sociali di appartenenza (ad una classe) e sessuali (ad un sesso); sono luoghi di nascita dell'amore fisico (per la coppia Odette-Swann che "fanno cattleya" all'interno di una carrozza) ma anche della nascita di una vocazione letteraria

    A Combray, sul calesse del dottor Percepied, con l'episodio dei campanili di Martinville nasce la consapevolezza della vocazione letteraria del Narratore; a Balbec, nella carrozza della marchesa di Villeparisis, l'episodio dei tre alberi di Hudimesnil ci mostra la nascita di un ricercatore; a Parigi, in vettura mentre si reca dal barone di Charlus, muore l'uomo mondano e nasce il creatore; ancora a Parigi, in vettura mentre si reca al ricevimento della principessa di Guermantes, nasce infine il romanziere della Recherche.

    È sempre all'interno di un veicolo in movimento e da una serie di "spostamenti" (in senso reale e metaforico) infatti, che il Narratore vive i momenti determinanti del suo percorso verso la consapevolezza della vocazione letteraria, del passaggio da semplice dilettante a scrittore, dell'individuazione del suo obiettivo di scrittore: narrare la sua ricerca del tempo.

    Sfilano davanti a noi i personaggi della Recherche ed i mezzi di locomozione di cui si servono e che in qualche modo li caratterizzano: i Guermantes, Charlus, la marchesa di Villeparisis, Saint-Loup, Swann, Odette, i Verdurin, Albertine...

    Attraverso una analisi minuziosa e ricchissima di esemplificazioni e di citazioni, si delinea uno scenario nel quale carrozze, landò, fiacre, cavalli e cocchieri denotano un mondo aristocratico in decadenza, mentre il mondo della borghesia emergente (i Verdurin) e degli arrampicatori sociali e di cocottes come Odette è caratterizzato dalla varietà di mezzi di trasporto e da una modernità di cui l'automobile della "Padrona" è l'esempio più immediato.

    Il "vecchio mondo" è quello dei vecchi calessi delle marchese di Villeparisis e Cambremer e della duchessa del Lussemburgo; il "nuovo mondo" quello di Albertine e della sua bicicletta.

    Tutto, nella Recherche, rappresenta due mondi contigui: uno (quello dell'aristocrazia) fermo ad un passato immobile; l'altro (quello della borghesia) rivolto ad un avvenire mobile, in movimento.
    A fronte di un mondo antico rappresentato dal vecchio calesse ma anche dalla carrozza di posta e dal coupè, i mezzi di trasporto dei borghesi, più vari, operano con maggiore dinamismo.

    Nella realtà, Proust aveva sotto gli occhi molti esempi di rappresentanti dell'aristocrazia aperti al progresso tecnologico: la duchessa d'Uzès, ad esempio, che ad 84 anni pilotava l'aeroplano o la stessa contessa Greffulhe -- uno dei modelli della duchessa di Guermantes --- da sua nipote soprannominata "protettrice delle scienze".

    Proust ha però scartato una rappresentazione moderna dell'aristocrazia delineando invece una "caricatura della decomposizione": ci mostra una borghesia in evoluzione e un Narratore per il quale l'automobile opera un rinnovamento del paesaggio (ricordiamo le gite in automobile con Albertine) che lo spingerà ad una vera e propria rivoluzione poetica.

  • Padroni e conducenti

    La conoscenza dei personaggi della Recherche procede, come tutti i lettori di Proust ben sanno, di rivelazione in rivelazione.

    Di questi continui mutamenti di prospettiva i conducenti dei veicoli (cocchieri, autisti) costituiscono spesso "segni" sensibili da leggere e interpretare perchè la loro decodifica permette lo svelamento di un significato nascosto che costituisce l'indicatore della identità sessuale dei loro padroni.

    Così, ad esempio, la scelta di Charlus di un fiacre guidato da un giovane cocchiere in Du Côté de Guermantes, la sua continua ricerca di conducenti di omnibus, gli sguardi insistenti rivolti al giovane impiegato del trenino per la Raspeliere e per gli inservienti di wagon lits costituiscono significanti delle sue inclinazioni sessuali.

    E per quanto riguarda il Narratore, il sogno (raccontato come un incubo) di un cocchiere-donna (l'unica conducente donna che compare in tutto il romanzo) mostra che "...un desiderio esplicito sembra far da schermo ad un altro, implicito (...) Questo incubo (...) lascia affiorare una nevrosi (...) attorno ad un desiderio primario inconscio, quello che spinge senza successo il narratore verso i giovanotti" (pag.104).

    Una delle parti più interessanti del libro è quella che Barathieu dedica all'analisi dell' autista di Balbec.

    Assunto dal Narratore per accompagnare lui ed Albertine nelle loro gite in automobile, questo personaggio "ben presto viene metonimicamente assorbito dal veicolo che conduce, ben presto sembra confondersi con la persona di Albertine, in un "noi" che lo include" (pag.49)

    Ricomparirà in seguito, a Parigi, ne La Prisonniére.

    Personaggio apparentemente marginale ma in realtà molto complesso, non ha un nome, è mutevole, affascinante ma inaccessibile, ha un ruolo dai confini molto elastici (autista e confidente, sentinella e detective, mezzano e assistente), con più di un padrone (il Narratore, i Verdurin), legato alla coppia Morel-Charlus.

    Ciò che pensa non lo sappiamo: il Narratore, di solito onniscente, nulla ci dice dei pensieri di questo personaggio; esso costituisce il legame diretto di Albertine con Gomorra e, tramite la coppia Morel-Charlus, con Sodoma.

    Ad un livello più profondo, sembra comparire ancora una volta il fantasma di Agostinelli e dunque l'omosessualità dell'autore della Recherche.

  • Le biciclette di Albertine e di Servois

    Alla bicicletta, Marie-Agnès Barathieu dedica la parte centrale e più corposa del libro intitolata "Le cycle d'Albertine et de Jean".

    L'autrice ci ricorda che se la connotazione della donna ciclista della fine del XIX° secolo è quella della modernità, essa è però anche, e soprattutto, quella del "terzo sesso".

    Nella stampa di quel periodo, di cui Barathieu cita numerosi e a volte stupefacenti esempi, la donna in bicicletta è infatti addidata esplicitamente come una "donna-uomo".

    Possiamo allora ravvisare, tra la prima apparizione di Albertine in bicicletta connotata come "donna-uomo" ed il sottotitolo di Sodoma e Gomorra che annuncia l'entrata in scena degli "uomini-donna" una sorta di effetto eco: siamo di fronte a due declinazioni dell'inversione e ad un vero e proprio gioco sull'inversione.

    La prima connotazione di innocenza e sportività che noi lettori di oggi diamo di Albertine cede progressivamente il passo --- a fronte di una quantità di indizi concomitanti --- a quella di "donna-uomo" (e cioè la connotazione del tempo della storia).

    Seguendo il filo dell'analisi proposto dall'autrice, comprendiamo che non è un caso, allora, che l' ingresso di Albertine sulla scena della Recherche ci venga descritto così, da Proust:
    Una ragazza dagli occhi splendenti, ridenti, dalle paffute guance opache, con un "polo" nero profondamente calzato sul capo, che spingeva una bicicletta con un dondolio delle anche così dinoccolato, un aspetto e termini di gergo così sfacciati e gridati così forte, quando le passai accanto (tra cui distinsi la frase irritante "vivere la propria vita")

    Proust ce la presenta così per indicare sin dal primo momento la sua omosessualità

    Con una tale icona, Gomorra fa il suo ingresso nella Recherche ben prima di Sodoma.

    Albertine, la sua bicicletta, il suo impermeabile di caucciù, le gite in automobile con l'anonimo autista di Balbec fanno sì che a poco a poco all'immagine della ragazza si sovrapponga quella di un ragazzo: Alfred Agostinelli.

    E non è finita qui.

    La ciclista Albertine rimanda anche ad un altro personaggio proustiano: Servois, il giovane ciclista del Jean Santeuil, probabile riferimento a Jacques Bizet, il primo amore di Proust.

    Così, la bicicletta di fine secolo risulterebbe essere simbolo sia di Sodoma (con il ciclista del Jean Santeuil) che di Gomorra (con la fanciulla ciclista di Balbec), riferimenti entrambi a due figure maschili amate e desiderate da Proust: il primo grande amore Jacques Bizet e l'ultimo grande amore Alfred Agostinelli.

  • La mobilità del testo

    La terza ed ultima parte del libro affronta il tema della genesi della Recherche come testo in continuo movimento ed elaborazione, mai definitivamente compiuto, un testo "aperto".

    I mezzi di trasporto hanno, ci dice Barathieu, un ruolo importante non solo nel percorso "di formazione" del protagonista, ma anche in quella del romanzo "in formazione". La mobilità, il movimento dei luoghi è strettamente connessa alla mobilità del testo proustiano.

    I veicoli costituiscono vere e proprie "macchine per epifanie", strumenti che servono non solo per "svelare" ma anche per "velare" (nascondere) una verità: l'omosessualità dei personaggi ma anche del loro autore.

    Hanno uno statuto narrativo doppio; sono "mobili" di carta ma anche biografemi dell'autore; oggetti fittizi ma anche oggetti biografici; sono una sorta di oggetti a tre facce: sono icone, indizi, simboli.

    Sono metafore sociali e sessuali di personaggi in marcia verso una duplice direzione: il declassamento o l'omosessualità, e cioè due declinazioni di capovolgimento e di inversione.

    Baratheu ci ricorda che, ne Le Temps retrouvè, è lo stesso Proust ad incoraggiare il lettore alla creazione interpretativa quando scrive:

    "il lettore ha bisogno di un certo modo di leggere, per potere leggere bene: l'autore non deve sentirsene offeso ma al contrario deve lasciare al lettore la più grande libertà".


(Gennaio 2004)


fiori


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