TESTI LETTERARI E TERAPIA ANALITICA
La dinamica della scrittura di Proust richiama, sostiene Julia Kristeva, quella dellascolto e dellinterpretazione analitica.
Come infatti la scrittura in Proust è memoria ritrovata dai segni alla carne e viceversa attraverso una intensa identificazione e drammatica separazione con un Altro amato, desiderato, odiato, indifferente, linterpretazione analitica lo è altrettanto quando il contro-transfert risponde alla logica del transfert e permette di rimodulare la mappa psichica dei due protagonisti, e cioè dellanalista e dellanalizzando.
Quando infatti lanalista dà un nome alle sensazioni spesso imparlabili, indicibili dei pazienti, questo non può accadere se non scatta un meccanismo di identificazione che mobiliti tutto linsieme dellapparato psichico dellanalista: identificazione con la sua biografia, con la sua memoria, e anche con la memoria transgenerazionale, con la sua sensazione immaginata.
Un contro-transfert dunque di una operazione immaginaria ma tuttavia reale: una transustansazione.
Questa identificazione può essere primaria, secondaria, proiettiva, o in una qualunque delle sue varianti, ma quello che è necessario è che questa sensazione venga vissuta con una intensità parossistica.
Lapprofondimento del meccanismo della identificazione sembra essere messa non sufficientemente in evidenza dalla teoria psicoanalitica classica la quale si occupa e si preoccupa della nevrosi; ma le depressioni, le psicosi, lautismo sollecitano con una forza nuova.
In certe cure è indispensabile accedere a questa intensità parossistica dellidentificazione.
La dinamica di interpretazione e reversibilità di colui che percepisce e di colui che viene percepito avviene non soltanto in psicanalisi ma, secondo Kristeva, anche nella lettura di testi letterari.
Queste riflessioni interessano il lettore di Proust perché Proust-filosofo cerca di fare scaturire nella gente una sensorialità bifronte che è la stessa che lanalista sperimenta nel transfert e nel contro-transfert.
L atto terapeutico è tale solo a condizione di trasformare in linguaggio la sensazione reversibile e dinamica sulla quale si fonda.
Dar voce al sensibile presuppone una distanza, uno scarto, nel quale consiste in qualche modo la perversione professionale degli analisti. Latto del dare un nome consiste nellabbandonare il piacere e il dolore dellidentificazione carnale per dissociare la Rappresentazione delle cose e le Rappresentazioni delle parole.
Linterpretazione passa per le Rappresentazioni delle parole nella loro arbitraria autonomia in quanto segni, distinti dalle percezioni-sensazioni.
Linterpretazione li costituisce in feticci, costringe il paziente a giocare con queste parole-segni-feticci, glieli restituisce come una madre a suo figlio in quanto oggetti di gioco per cominciare.
Della sua carne che lanalista ha condiviso con la loro, fa Rappresentazioni di parole; ma collocandole, ripetendo, puntualizzando, lanalista dà a queste parole una consistenza di simboli reificati, li riavvicina a Rappresentazioni di cose.
...Come lo scrittore che
ripete,
ama,
dispone
il suo testo.
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Sarebbe importante riflettere sulla parte sadomasochista della performance estetica che si dissimula nellinterpretazione analitica in generale, ma soprattutto di fronte alla psicosi ed allautismo.
Piacere sadomasochistico inconscio di identificarsi con unanima incatenata, con questa sensazione palpitante e mutique , che mi ignora in quanto Altro inglobandomi nel suo tatto, nella sua saliva, nel suo respiro, nel suo sguardo piatto.
Piacere violento, anche, di questa parola che non sento e che non vedo, ma che sono io a generare.
Io osservo attraverso uno spiraglio della mia coscienza, provvisoriamente aperta , una psiche impastoiata
Io la coltivo con la mia tensione, ma so che ha bisogno della mia distanza. Così questaltro potrà, forse, dal mio piacere nominato, diventare realmente qualcun altro, un soggetto
Violenza salvifica
del nominare le cose.
--Julia Kristeva
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