Lasciamo ogni speranza, entrando in questo libro, di trovare in esso una consolatoria immagine di Proust e della sua opera tratteggiata con delicati colori pastello. La Recherche è un libro crudele, ci dice Piperno.
Quando, dopo avere attraversato circa tremila pagine cosparse di biancospini e violette, musiche ineffabili, sublimi descrizioni di cattedrali e toilettes femminili, rutilanti metafore; pagine spesso scintillanti di un umorismo degno del grande Moliére entriamo, insieme al Narratore, nel palazzo Guermantes per partecipare anche noi alla grande matinée, questo si rivela, ci dice Piperno, come non solo il luogo in cui vediamo materializzati ed incarnati nelle rughe dei presenti il tempo trascorso ed i rivolgimenti sociali avvenuti (Mme Verdurin è diventata principessa di Guermantes!), ma un vero e proprio Inferno. Un inferno nel quale, come quello di Dante,
Un infernale salone in cui però, al posto del Diavolo e della Legge Divina --- la cui perdita definitiva ha messo l'uomo occidentale del XX secolo di fronte ad abissi di solitudine --- troviamo l'imperturbabile occhio del Narratore che contempla la maestosa inevitabilità delle grandi leggi di Natura e cioè del Tempo; un girone in cui carcasse annaspanti e senza memoria vagano ed in cui la morte non appare come sanzione e pena ma come ultima fuga dal dolore. Le splendide e terribili pagine del Tempo Ritrovato in cui Charlus ed il Narratore chiacchierano passeggiando di notte in una Parigi illuminata dalle bombe vengono accostate, per il senso di ineluttabilità che attraversa i loro discorsi, a quelle altrettanto terribili in cui il Celine del Voyage au bout de la nuit ci racconta l'orrore della guerra attraverso il suo delirante eppur lucidissimo Alter Ego Ferdinand. Leggere Proust vuol dire, secondo Piperno, trovarsi di fronte
Le pagine conclusive della Recherche sono dunque un Inferno i cui dannati sono però inconsapevoli e irresponsabili. |