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Alessandro Piperno "Proust antiebreo" (2)


Perché la Recherche, considerato per eccellenza il libro della Memoria è, invece, un libro attraversato e flagellato dall'"angelo sterminatore dell' anti-memoria": solo il Narratore, infatti, è capace di ricordare.

E tutti gli altri? Li abbiamo visti e li vediamo ripudiare, nel corso del fluire sterminato dell'opera, vecchi partiti, convertire antiche antipatie in travolgenti simpatie, sostenere con assoluta impudenza d'averla sempre pensata alla stessa maniera. Gli altri non hanno memoria.



Questo "Proust antiebreo" ha il grande merito, ai miei occhi, di costringermi (e lo fa subito, sin dalla prima pagina) a guardare ben oltre l'immagine troppo spesso languida che molti critici e anche tanti appassionati lettori cercano di accreditare e trasmettere .

Questo libro mi ha obbligato a (ri)pensare cose "fastidiose" che troppo spesso avrei voluto far finta di non vedere e che probabilmente in genere rimuovo.

Questo libro mi obbliga a scandagliare i fondali della Recherche nei suoi aspetti più "scomodi" e melmosi.

Tra questi, l'antigiudaismo di Proust.



Ma innanzitutto: siamo proprio sicuri che esista un'idea proustiana del giudaismo? Ed eventualmente, qual'è? Non dimentichiamo che Proust era per metà cattolico e per metà ebreo ("ma non completamente né l'uno né l'altro", come ha scritto Julia Kristeva).

Guardiamo ai personaggi ebraici della Recherche (Swann, Bloch, Rachel ad esempio): sono molto diversi tra loro ma anche molto simili; non si somigliano, ma allo stesso tempo hanno qualcosa di impercettibile che li rende uguali: il senso di inadeguatezza e la diversità.

Non si sentono accettati, hanno l'esigenza di reinventarsi (Bloch, alla fine, cambia addirittura nome facendosi chiamare de Rozier).

Tutti e tre sono pieni di aspirazioni intellettuali ma non riescono a divenire artisti in maniera compiuta e perseguono il modello mimetico tentando di fare fortuna attraverso l'arte del mascheramento. Rachel è un' attrice, Bloch uno scrittore di commedie, Swann è come se fosse sempre su un palcoscenico.
Mimetismo e condanna all'anonimia, queste le caratteristiche degli ebrei della Recherche.

In Proust


"la pietà per la condizione ebraica convive incredibilmente con l'antigiudaismo (...) Può esistere (e Proust ne è una dimostrazione vivente) una psicologia in cui contemporaneamente si sommuova un orgoglio celato e profondo di far parte di una casta di diversi, e sentire altresì tutta l'insufficienza di questa condizione al punto da esplodere ad intermittenza in collere profonde contro se stessi, contro il proprio popolo, contro i propri incontrollati atavismi" (p.98).



Affascinante è la ricostruzione della "storia dei nomi” dei personaggi ebrei che Piperno ci propone.



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1998