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Gabriella Alù
IL LABIRINTO DEL CASTELLO. Simbolismo e istituzione ne "Il Castello" di Franz Kafka |
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"Il Castello" è rimasto incompiuto, il romanzo non finisce, ma si esaurisce lentamente, come si esaurisce, dopo vani tentativi, la vitalità dell'agrimensore K., come si stava esaurendo la vitalità dell'autore " , scrive Mittner (1)
Sembra che Kafka, secondo Max Brod, avesse accennato ad un finale che avrebbe visto K., sul letto di morte, raggiunto da un messaggio del Castello che gli avrebbe concesso il diritto di vivere e lavorare al villaggio, ma senza concedergli la cittadinanza. Il Castello avrebbe agito nei suoi confronti mantenendo K., comunque, sempre in una sorta di limbo, di "terra di nessuno" e destinandolo a quella " esistenza torbida, strana, fuori della vita ufficiale da lui temuta sin dall'inizio. Ma questo o un altro finale non venne, di fatto, mai scritto, ed il pathos del romanzo nasce anche da questo perché, come dice Borges, Kafka non completò i suoi romanzi "'perché era fondamentale che fossero interminabili" (2) Nel libro resta "un grande vuoto" (3) Forse il centro del Castello è proprio questo grande vuoto, un vuoto come quello che a K. sembra di vedere nella "cornice senza quadro" che scorge nell'osteria del Ponte dopo la sua prima notte di permanenza al villaggio, o come quel "vuoto" apparente, cioè "che appare" a K. al suo arrivo al villaggio. Tutto il simbolismo di Kafka può essere assunto, come scrive Mittner (4) come simbolo di un reale che non può essere compreso, e l'eroe kafkiano non giunge e non vuole giungere alla chiarificazione ed alla identificazione di questi simboli. "I personaggi kafkiani dicono no all'esistenza", dice Magris (5), e Kafka stesso scrive: "Colmo di tristezza ero seduto un giorno, molti anni or sono, sul pendio del Laurenzienberg [a Praga], analizzando i miei desideri di vita, e mi sembrava che il più importante o il più attraente fosse di giungere ad una concezione della vita (e naturalmente anche di portarvi gli altri, con i miei scritti) in cui la vita apparisse bensì, qual'era, un'alterna vicenda di salite e di gravi cadute, ma venisse nello stesso tempo riconosciuta, con non minore chiarezza, come un nulla, un sogno, un respiro sospeso..." (6) ![]() (1) Ladislao MITTNER "Kafka senza kafkismi" in "La letteratura tedesca del novecento", Einaudi, 1975 (2) Jorge Luis BORGES "Franz Kafka: la metamorfosi" in "Tutte le opere ", vol. II, Mondadori , Meridiani, 1986 (3) Pietro CITATI, op. cit. (4) Ladislao MITTNER, op. cit. (5) Claudio Magris "Dietro le parole". Garzanti (6) Citato da Clemens HESELHAUS in "Kafka" ("Da Lessing a Brecht - i grandi scrittori nella grande critica tedesca", AA.VV., Bompiani, 1968) |