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HANNAH ARENDT
(1906-1975)

"Proust testimone del giudaismo degiudeizzato"


Ebrea tedesca allieva di Heidegger e Jaspers, quando in Germania i nazisti arrivano al potere si rifugia dapprima in Francia (1933) e poi negli Stati Uniti (1941) diventando cittadina americana.
E' considerata tra i filosofi più importanti del 1900.
Dal suo primo libro "Le origini del totalitarismo" (1951) a "Dalla menzogna alla violenza" (1973) passando per "La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (1963) e "Saggio sulla rivoluzione" (1963) la sua opera è dedicata all'analisi della realtà totalitaria come un nuovo tipo di regime che non è possibile ricondurre alle forme tradizionali dell'oppressione politica.


Hannah Arendt, attenta lettrice di Proust, gli dedica un intero capitolo della sua grande opera "Le origini del totalitarismo", considerata ormai uno dei testi di filosofia politica più importanti del 1900.

Il capitolo su Proust, inserito nella sezione "L'antisemitisimo - Gli ebrei e la società", si intitola "Il Faubourg Saint - Germain".

Arendt analizza il fenomeno della progressiva "degiudaizzazione del giudaismo", e cioé quel fenomeno secondo cui l'origine ebraica, perdendo sempre più di contenuto religioso e politico, e diventando dunque una "qualità psicologica", si trasforma in "ebraicità".

Ma... se l' "ebraicità" viene considerata "qualità psicologica", essa non potrà che essere considerata né trovar posto che nelle categorie della virtù o del vizio.

Studiando il fenomeno della degiudaizzazione del giudaismo nei Paesi europei alla fine dell'800 e la progressiva assimilazione e secolarizzazione degli ebrei nella società dei gentili, Arendt evidenzia come esso proceda di pari passo con l'aumento dell'antisemitismo.

Antisemitismo che trova, secondo lei, il suo culmine europeo nella Francia fin de siécle, nella quale, se non sfocia in vere e proprie persecuzioni (come invece avverrà da lì a 20-30 anni in Germania ed in Austria) ciò è dovuto solo (?!?) al fatto che in Francia non vi sono tendenze imperialistiche.

Hanna Arendt foto

Hannah Arendt a New York nel 1944


La specifica trama e la realtà del mondo di Proust sono, scrive Arendt, "le immagini riflesse della società e le sue considerazioni su di essa".
Proust, mezzo ebreo e, all'occorrenza, pronto a presentarsi come ebreo, è, secondo Arendt,

.
"il migliore testimone della società francese dei salotti del Faubourg Saint - Germain e del ruolo degli ebrei in quella raffinata società di gentili".

Ma perché Proust sarebbe il maggior testimone di un "giudaismo degiudeizzato"?

Perchè Proust è affetto dai suoi due vizi più di moda: l'ebraicità e l'omosessualità, che egli collegò "nel più oscuro confronto che mai sia stato fatto per l'ebraismo occidentale" fino a farli diventare, nel riflesso e nella considerazione individuale, pressocché equivalenti.

. "Proust ci conduce attraverso il labirinto delle relazioni ed ambizioni sociali seguendo il filo della capacità d'amore dell'uomo, che viene presentata nella passione perversa di Monsieur de Charlus per Morel, nella disastrosa fedeltà dell'ebreo Swann alla sua cortigiana e nella disperata gelosia dell'autore per Albertine, la personificazione del vizio nel romanzo. Egli non nasconde di considerare i nuovi venuti, gli abitanti di Sodome et Gomorrhe, non solo più umani, ma addirittura più normali" (pag.114)

(...)

"Descrive con abbondanza di particolari come la società, costantemente alla ricerca del bizzarro, dell'esotico, del pericoloso, finalmente identifichi il mostruoso col raffinato e si prepari ad ammettere mostruosità, reali o immaginarie...." (pag.115)

Hannah Arendt "Le origini del totalitarismo", Edizioni di Comunità, Torino, 1999


Da qui, il bisogno di appartenenza che tutti i personaggi proustiani di origine ebraica mostrano in modo quasi ossessivo e che Arendt esemplifica citando una fulminante frase di Proust tratta da Sodoma e Gomorra:

"Il problema non è, come per Amleto, essere o non essere, bensì essere o non essere dei loro".

-- Sodoma e Gomorra


Sul tema del giudaismo in Proust e nella  Recherche, leggete anche cosa scrive Alessandro Piperno nel suo libro "Proust antiebreo"

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La foto di Hannah Arendt (da me leggermente rielaborata con Photoshop) è tratta dal libro di Julia Kristeva "Le génie féminin - Tome premier - Hannah Arendt", Fayard, 1999.




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1998