Anche coloro che non hanno letto Proust conoscono probabilmente l'episodio iniziale di Alla ricerca del tempo perduto, nel libro Dalla parte di Swann. Qui il ragazzino assapora una tazza di the nella quale è inzuppato un dolce molto particolare, corto e
gonfio, egli dice, che si chiama madeleine. Quest'esperienza, che è del tutto insignificante, lo porta in uno stato di felicità e quasi di estasi che egli tenta di comprendere. Cerca di far questo gustandone una seconda sorsata, ma in quel momento la sensazione si arresta. Il ragazzino si pone di nuovo delle domande sulla sua sensazione.
Questo mi sembra il percorso di ogni esperienza di scrittura: tentare di passare dalla sensazione alla parola, trovare il significato della sensazione.
E' una cosa che un filosofo potrebbe fare riflettendo sulla logica della metafora. Proust lo fa con lo strumento della narrazione, sviluppando una storia. La metafora, dunque, non sarà data come concetto, ma come racconto: ho
gustato la madeleine con Maman, è un'emozione che mi induce in uno stato di turbamento e non so come parlarne. Proust dice: qualcosa viene.
E' un'espressione quasi erotica che indica un desiderio che sale ed è innominabile. Come dirlo?
Ebbene, all'improvviso arriva la seconda immagine, quella della
zia Léonie che permette di dare stabilità a quel turbamento determinato dal piacere della madeleine .
Nel testo di Proust si apre uno spazio dialogico, che io chiamo intertesto: un testo interpella altri testi.
Faccio un esempio di intertesto: Proust, nella versione definitiva della Recherche, ci parla di un dolce che si chiama madeleine. Nella versione manoscritta, la madeleine non compare e si parla di un biscotto;
evidentemente la parola biscotto è banale e priva di spessore poetico. Perché Proust abbandona la parola biscotto? La spiegazione sta nell'intertesto.
Poco prima dell'episodio della madeleine la madre del narratore fa una lettura. E' una esperienza orale, una
nutrizione spirituale: la bocca legge un testo. Ora, quali sono i testi che legge questa bocca materna? Sono testi di George Sand e, in particolare, un testo, l'unico che rimarrà fino alla fine della Ricerca: François le Champi.
Se siete curiosi andate a leggere il testo di George Sand. Vi troverete una storia di incesto. François le Champi è un giovane del Berry, una regione francese.
Nel dialetto del Berry champi vuol dire trovatello. Infatti si tratta di un orfano che è stato trovato da una mugnaia, una donna che fa la farina - ci si avvicina alla madeleine che è un dolce.
Dunque, una mugnaia ha raccolto questo bambino e tra i due c'è una passione; si potrebbe pensare, in un primo momento che si tratti di una passione casta, insignificante, tra madre e figlio, ma le cose sembrano più complesse perché il marito della donna diviene geloso.
La storia prosegue, il marito muore, il piccolo Champi, cresciuto, sposa la mugnaia.
La passione tra i due era veramente incestuosa; il che indica indirettamente che tra il narratore - ritorno a Proust - e sua madre che gli fa delle letture, vi era, probabilmente, una passione incestuosa; è quanto insinua l'allusione a George Sand .
Ma non è tutto: se ci chiediamo come si chiama questa mugnaia, ebbene, lei non si chiama biscotto ma, evidentemente, si chiama Madeleine