Proust spiegato da Proust: Lettere, interviste, testimonianze






I BIANCOSPINI, L'ARTE, L'IDOLATRIA


Sulla passione di Proust per i biancospini e sulle tante pagine che ad essi sono dedicati in Du côtè de chez Swann si sono versati fiumi di inchiostro. I biancospini sono diventati, per molti appassionati proustiani, oggetto di vero e proprio culto e il sentiero dei biancospini ad Illiers-Combray meta di pellegrinaggio.
Ma c'è anche un'altra pagina molto significativa anche se non molto nota in cui Proust parla dei biancospini. E' collocata nell'introduzione a La Bible d'Amiens di John Ruskin.

In essa Proust mette in guardia --- lo farà altre volte nella RTP in particolare ne Le Temps retrouvè --- dal pericolo di scadere nell'idolatria.

Questo può avvenire quando ad un oggetto viene tributato un culto esclusivo per ragioni diverse dal piacere che l'oggetto in se è capace di regalarci oppure quando, avulso dal testo significante, rimane solo un "segno" privo di significato.



L'abito della signora di Cadignan è un'incantevole invenzione di Balzac poichè quest'abito ci dà un'idea dell'arte della signora di Cadignan, ci fa conoscere l'impressione che essa vuole produrre su d'Arthes [...] Ma una volta spogliato del suo spirito, quest'abito non è più che un segno privo del suo significato, vale a dire nulla: e continuare ad adorarlo fino ad estasiarsi, ritrovandolo nella vita su un corpo di donna, questa è veramente idolatria.
[...]
Non vi è nella natura una forma particolare, per quanto bella, che valga soltanto per la parte di bellezza infinita che ha potuto incarnarsi in lei: non il fiore del melo, non il fiore della rosaspina. Il mio amore per questi fiori è infinito; e la sofferenza (hay fever) che mi procura la loro vicinanza mi permette di dar loro, ogni primavera, delle prove di questo amore che non sono alla portata di tutti. Ma perfino verso loro, verso questi fiori così poco letterari, che si legano così poco ad una tradizione estetica, che non sono "il fiore che si trova in un certo quadro del Tintoretto" , direbbe Ruskin o "in un certo disegno di Leonardo", direbbe il nostro contemporaneo (il quale ci ha rivelato --- fra molte altre cose di cui tutti parlano ora e che nessuno aveva guardato prima di lui --- i disegni dell'Accademia delle Belle Arti di Venezia) io li difenderei sempre da un culto esclusivo che sarebbe legato ad altra cosa e non alla gioia che essi ci danno, un culto in nome del quale, per ripiegamento egoistico in noi stessi, noi ne faremmo i "nostri" fiori, ed avremmo cura di onorarli ornando la nostra camera di opere d'arte dove essi sono rappresentati. No, io non troverò più bello un quadro perchè l'artista avrà dipinto in primo piano un biancospino, sebbene non conosca nulla di più bello del biancospino, perchè voglio essere sincero e so che la bellezza di un quadro non dipende dalle cose che vi sono rappresentate. Io non farò collezione di immagini di biancospino. Io non venero il biancospino, lo vado a vedere e a respirare.

-- Dall'introduzione a La Bible d'Amiens di John Ruskin, 1904 - Traduzione di Salvatore Quasimodo


Biancospini






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1998