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Ilaria Ianniello - MARCEL PROUST E LE CATTEDRALI
-- La parola come la pietra -- (pag.2)


Il rapporto fra i due risultò all'inizio abbastanza curioso. Si trattava di cercare dei punti di contatto fra due personalità all'apparenza del tutto opposte. Se ci si accosta alla Recherche da questo punto di vista, è possibile notare come Proust non risparmi critiche e interventi sarcastici nei confronti dell'operato di Viollet-Le-Duc e della sua scuola:
Penser qu'elle [Odette] pourrait visiter de vrais monuments avec moi [Swann] qui ai étudié l'architecture pendant dix ans et qui suis tout le temps supplié de mener à Beauvais ou à Saint-Loup-de-Naud des gens de la plus haute valeur et ne le ferais que pour elle, et qu’à la place elle va avec les derniers des brutes s’extasier successivement devant les déjections de Louis-Philippe et devant celles de Viollet-Le-Duc. Il me semble qu’il n’y a pas besoin d’être artiste pour cela et que, même sans flair particulièrement fin, on ne choisit pas d’aller villégiaturer dans les latrines pour être plus à portée de respirer des excréments.

(Du côté de chez Swann)

Il contesto storico è quello del cinquantennio francese che parte dal 1792, anno delle maggiori distruzioni causate dalla furia popolare durante la Rivoluzione Francese, fino al 1840 circa, anno in cui si comincia ad intervenire seriamente sui monumenti danneggiati.

In particolar modo è a partire dal secondo decennio dell'Ottocento, mentre erano in pieno sviluppo sia gli atti di vandalismo demolitore, sia le opere di vandalismo restauratore, che personalità della letteratura espressero sempre più frequentemente la necessità di un profondo rispetto per l'autenticità dei monumenti medievali.

Ma chi era Viollet-Le-Duc?

Viollet Le Duc (foto)
Viollet Le Duc (1814-1879)


Fu il primo a proporre delle soluzioni inedite nel campo del restauro. La maggior parte delle cattedrali francesi (Notre-Dame de Paris, la Sainte-Chapelle, la Madeleine di Vézelay e altre) devono il loro brillante aspetto proprio agli studi e all'opera di Viollet-Le-Duc, sull'onda dell'azione degli organi di Stato che nella seconda metà del XIX secolo intervennero in modo drastico nella conservazione della memoria storica e artistica della Francia.

Da qui parte un interessante studio "à rebours" sulle cattedrali gotiche che mi ha affascinato sempre di più in relazione alla grande quantità di materiale che sono riuscita a trovare.

In questo lavoro mi ha colto di sorpresa il nome di Proust in molti libri di architettura (ciò a conferma della polivalenza ormai affermata della Recherche) nella ricerca dei meccanismi più interni della Recherche dato che sorprendentemente l'architettura si rivela strettamente correlata alla struttura del romanzo (e per questo voglio rimandare al mirabile studio di Luc Fraisse pubblicato nel 1990, L'oeuvre-cathédrale).

Ad esempio è interessante la leggenda che riguarda la cattedrale di Chartres cioè la presenza di una singola pietra alla base di tutto l'edificio: se essa venisse scoperta e fosse disgraziatamente rimossa, la cattedrale si affloscerebbe come un castello di carte. La stessa sorte toccherebbe alla Recherche: solo un'attenta lettura del voluminoso romanzo proustiano consente di individuare la pietra miliare di tutta la narrazione.

Il primo volume, Du côté de chez Swann, offre un quadro completo dei fatti che si svolgono in seguito (proprio come sul portale di una cattedrale gli innumerevoli bassorilievi raffigurano la storia umana da Adamo ed Eva fino al Giudizio Universale), ma è proprio nel personaggio di Swann che si identifica la chiave della Recherche.

È lui che ispira al Narratore la curiosità delle cattedrali, della loro magnificenza, dei loro segreti (in questo caso si tratta delle chiese della finzione proustiana cioè Saint-Hilaire di Combray, la chiesa di Balbec e quella di Saint-André-des-Champs).

È dalle osservazioni di questo personaggio dalla contrastata vita amorosa che si dipartono gli svolgimenti futuri del romanzo.

È stato dunque incredibile per me verificare come Proust abbia costruito attentamente il suo lavoro non solo partendo da una profonda ispirazione e da un profondo senso di osservazione dei particolari, ma le elaborazioni che effettua durante la stesura della Recherche sono le stesse che affronta un architetto della scuola migliore nella costruzione di una cattedrale.

Ancor più stupefacente se si pensa che la scuola a cui Proust si ispira è proprio quella gotica.

Nonostante la lontananza che ci separa dal XIII secolo, i procedimenti costruttivi e artistici gotici sono da tutti considerati come il punto più alto raggiunto dall'ingegno umano e dopo il quale inizia una lenta discesa verso quella che è stata definita una progressiva paresse mentale.

Prodotto esclusivo delle regioni della Champagne e dell'Île-de-France, dalle quali il fenomeno si è poi irradiato in altre zone come la Spagna, l'Italia, l'Inghilterra, l'arte gotica è pervenuta fino al XXI secolo in tutta la sua solidità, il suo fascino e i suoi misteri.

Tale era l'aspirazione di Proust che la governante Celeste riporta fedelmente: "Quand il déclarait qu' il voyait son oeuvre comme une cathédrale dans la littérature, cela signifiait qu'il estimait qu'elle resterait debout aussi longtemps que les grandes églises qu'il aimait tant". (Monsieur Proust)

Il desiderio di Proust era quello di rintracciare la parte di spirito medievale rimasto intatto nei secoli e di cui le cattedrali rimangono le espressioni più fedeli pur convivendo con la modernità del XIX secolo.

Attraverso un'instancabile decifrazione del linguaggio simbolico dell'arte gotica, la cui lettura è tanto più complessa quanto prezioso è il messaggio che veicola, Proust si trasforma in un adepto della cultura medievale nel tentativo di carpirne i segreti e di adattarli alla propria arte, quella della scrittura.

Ogni singolo brano della Recherche è frutto di un calcolo preciso e ponderato, di un'attenzione scrupolosa dei particolari che si trasformano in poesia. È per questo forse che il romanzo proustiano conserva ancora oggi per molti un fascino indescrivibile, una sorta di attrazione fatale, proprio come quando si entra in una cattedrale, ci si guarda intorno e si perde ogni cognizione di spazio e tempo soppiantate da un senso profondo di meraviglia.

Secondo i principi dell'arte gotica, quindi, ogni minima parte, anche della fredda geometria strutturale, ogni singola immagine è dotata di un senso preciso e concorre al significato totale dell'opera.

Non a caso il romanzo di Proust è stato accostato a una cattedrale, come un vero e proprio edificio romanzesco. Ma non solo. Il fascino che attrae Proust verso le cattedrali gotiche è dovuto anche allo spirito che ferveva negli artisti medievali.

Uno spirito di coesione, di collaborazione, di condivisione; essi incarnavano il modello di società che tutti oggi auspicano e a maggior ragione desiderato da Proust proprio nel momento in cui scoppiava il primo conflitto mondiale (il secondo volume della Recherche, À l’ombre des jeunes filles en fleurs, veniva infatti pubblicato nel 1915).

È necessario dunque permettere a tale spirito di risorgere negli animi, di far comprendere agli uomini che i risultati più alti possono essere raggiunti grazie alla convergenza degli istinti verso un ideale supremo glorificato nel lavoro dell'ingegno. Paradossalmente, è dalla mente di un uomo sempre più malato, costretto per la maggior parte del tempo all'immobilità, nel sempre rinnovato timore di non riuscire a portare a compimento la sua opera, che viene alla luce la Recherche du temps perdu.

Le quattro mura della sua stanza racchiudono gelosamente il suo laboratorio, la sua mente segue gli stessi processi e le stesse pianificazioni di un architetto, la sua penna si trasforma nello strumento di un artigiano che cesella la materia e la vivifica al solo tocco.

Ma considerate in maniera generale, cosa rappresentano realmente per Proust le cattedrali gotiche?


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1998


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