Ilaria Ianniello - MARCEL PROUST E LE CATTEDRALI
-- La parola come la pietra -- (pag.3) La sua attività letteraria si avvicina molto a quella di un architetto e di un archeologo (si tratta di una vera e propria archeologia applicata dal testo proustiano). Lo stesso Viollet-Le-Duc si definisce un archeologo nella misura in cui riporta gli edifici da lui restaurati all'ipotetico primitivo aspetto che dovevano avere nel XII-XIII secolo a discapito di tutte le naturali sovrapposizioni di stili prodotte nelle epoche successive. Un'osservazione di Proust, che a mio avviso ha il tono sarcastico di una critica, è rivolta proprio a questo tipo di attività: "Ces architectes élèves de Viollet-Le-Duc, qui, croyant retrouver sous un jubé Renaissance et un autel du XVII siècle les traces d'un coeur roman, remettent tout l'édifice dans l'état où il devait être au XII siècle ".Le cattedrali da lui tanto amate subiscono quindi una sorta di mutilazione delle loro parti e vengono private dell'elemento al quale Proust ha dedicato la sua esistenza fino alla morte: il tempo. Nel nome dell'ipotesi di un individuo, le cattedrali venivano spogliate della loro storia secolare per favorire delle vere e proprie ricostruzioni artificiali. La Recherche du temps perdu si collega strettamente a questi restauri monumentali, con tutte le carenze che comportarono, e il cui scopo primario doveva essere la conservazione di quegli immensi edifici che fornirono i materiali e i metodi indispensabili alla stesura del romanzo. La geometria di quelle forme e le tecniche "ingegneristiche" dell'architettura gotica si trasformano nella poesia della parola proustiana, nella mirabile traduzione dell'architettura in letteratura. Lungi dal prendere in considerazione i particolari di ogni cattedrale descritti nella Recherche, rischierei veramente la prolissità, volevo invece soffermarmi sul ruolo che queste cattedrali hanno nel romanzo. Nella commovente testimonianza di Celeste Albaret, il desiderio di contemplare le opere d'arte si abbina in Proust alla necessità di ritemprare il proprio spirito: "Il lui est arrivé d'avoir parfois des envies et des besoins de vacances ou le désir d'aller revoir fugitivement quelque chose, une ville, un paysage, un tableau, une église [...] mais c'était toujours : Quand j'aurai fini mon livre, nous irons, chère Céleste, et vous verrez comme c'est merveilleux". Visitare una chiesa o ammirare un quadro era un modo per porsi fuori da quella che era la dimensione quotidiana per ritrovare, nello stesso istante di evasione e di permanenza, il tempo che credeva di aver perduto. E quale espressione d'arte migliore poteva stimolare e acuire la sua immaginazione se non la cattedrale gotica? Sfidando il suo precario stato di salute, Proust intraprese dei veri e propri pélerinages: dall'ottobre al novembre del 1899 visitò in lungo e in largo le cattedrali di Amiens e Bourges, nel 1900 fu la volta di Venezia, meta estrema dei suoi itinerari artistici, nel 1903 la cattedrale di Laon, nel 1907 Caen, Bayeux, Evreux, Jumiège, Pont-Audemer, Caudebec. ![]() La cattedrale di Amiens in un disegno di Proust Si trattava di esplorare un vero e proprio universo indipendente dalle leggi umane, un mondo creato da un misterioso demiurgo che aveva reso possibile l'innalzamento di quei colossi con i più precari mezzi di realizzazione. Da ciò era necessario resuscitare l'antico spirito degli artisti gotici non tramite una sterile imitazione delle forme, ma cercando di coglierne l'essenza. In questa impresa Proust trovò inizialmente un valido appoggio in John Ruskin, della cui opera (The Bible of Amiens) fu traduttore nel 1904. Attirato dalla descrizione dell'esteta inglese di una minuscola figura in bassorilievo della cattedrale di Rouen, Proust si recò di persona alla ricerca di quel particolare. Con una certa difficoltà riuscì a trovare la scultura interessata nella miriade di figure presenti sul portale, e l'esiguità del soggetto non impedì a Proust di innalzarlo quale simbolo dell'arte medievale. Riporto qui di seguito un brano dall'articolo di Proust, John Ruskin, inglobato poi nel Contre Sainte-Beuve. Qui, lo scrittore, si rivolge direttamente alla figurina quasi mostruosa di Rouen: ...puisque tu vivais assez pour continuer à regarder de ce même regard oblique, pour que Ruskin te remarquât et, après quil eut dit ton nom, pour que son lecteur pût te reconnaître, vis-tu assez maintenant, es-tu aimé ? Et l'on ne peut s'empêcher de penser à toi avec attendrissement, quoique tu n'aies pas l'air bon, mais parce que tu es une créature vivante, parce que pendant de si longs siècles, tu es mort sans espoir de résurrection, et parce que tu es ressuscité.Il destino di questa piccola scultura fu lo stesso delle grandiose cattedrali. Il loro spirito sembra resuscitare sotto la penna di Proust, i loro segreti divenire finalmente leggibili dallocchio della mente e del cuore. Forse è in questo potere di ri-attualizzazione senza tempo che si nasconde il fascino misterioso delle cattedrali. E cosa è la Recherche se non il romanzo che ha la forza di risorgere in qualsiasi epoca? Cosa è la Recherche se non un'immensa cattedrale costruita con le parole secondo i dettami di una mente demiurgica? Leggere Proust > I vostri contributi
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1998 |