Postmoderno
Cosa resta dei moderni, chi più chi meno?
Figini, Pollini, Gigiotti Zanini, Montalcini-padre , Montalcini-figlia ( lartista , non la Nobel! ) ...
e Osvaldo Licini?
Mai statici, eppure così esteticamente stitici, hanno insegnato che l'artigianalità dell'architettura moderna non vive più nella decorazione, ma è l'anima della progettazione.
Mi sembra giusto affermare che da un punto di vista pratico-concettuale - e non necessariamente cronologico o formale - il moderno è "decaduto" nel momento in cui l'artigianalità della progettazione (carta+matita+mano = artigianalità) è venuta meno in seguito al diffondersi della progettazione digitale .
Questo decadimento del moderno (ancora assaporabile nella bruttezza dell'edilizia palazzinara che ha martoriato le nostre periferie) ha portato a due tendenze: da un lato, il diffuso interesse postmoderno per un decorativismo in grado di riportare la forma architettonica ad un perduto senso di artigianalità; dall'altro, invece, si è sviluppato, con l'evolversi delle tecnologie informatiche e con l'esplorazione di nuovi materiali, il concetto di "architettura hi-tech" .
Nel bene e nel male, postmoderno e hi-tech hanno una connotazione che, per quanto mi riguarda, definirei caricaturale: in un certo senso il postmoderno è una consolatoria caricatura dell' architettura "tradizionale", mentre l'hi-tech è una caricatura "tecnologica"dell' architettura moderna .
Se il postmoderno è andato esaurendosi in una multiforme combinazione di mode, a mio parere, troppo spesso soltanto decorative (o peggio, "estetistiche"), l'architettura hi-tech è giunta a proporre, per ora, soluzioni molto più interessanti, grazie anche alla notevole potenza e affidabilità "creativa" dei più recenti elaboratori informatici .
E il design ?
Gli interni siderali della odissea atarassica di Kubrick sono forse il primo pregevole risultato del più classico e satinato modern fattosi hi-tech, ormai esausto topos del più recente popoular-digital post-DVD, oggi irrinunciabile in certi salotti cyber-borghesi del nuovo millennio.
E pensare che l'attualissimo popular-digital ha avuto inizio con gli arcobaleni inafferrabili del CD, quando già si raccoglieva il meglio filosofico seminato negli anni '80, cantato dai Pet Shop Boys in "Paninaro".
Girls , Boys , Art , Pleasure
Food , Cars , Travel
New York , New York , New York – New York
(Paninarooo - Paninarooo oh-oh-ooh)
Armani , Armani , A-A-Armani - Versace , Cinque
Ma ritorniamo ora allo "stile 2001": le poltrone rosse, dalla tonalità aranciata quasi quanto quella della più ossidata purea di carote -- ma soltanto poco più purpurea --devono essere rigorosamente tinta unita, e gli interni devono essere bianchi e infiniti.
Basta ora lasciare con tanto di valzer e di addii la purezza e l'imperturbabilità del futuristico "stile 2001" ed ecco comparire, sul finire degli anni '70, tutti i pentimenti estetici, tutti i sensi di colpa formali, e tutti i rimedi decorativi che tracciano -- tra l'accettabilità del "carino" e l'arrendevolezza del "gradevole" -- il tipico paesaggio oggettuale del postmoderno.
Ed è proprio la "poltrona Proust", nata nel 79 da un ri-progetto di Mendini, ad essere uno degli oggetti emblematici del postmoderno, un momento particolare e, in parte, non del tutto concluso delle più recenti "poetiche" (ormai mode) presenti nel design e nell'architettura.
Il termine postmoderno definisce le proposte formali avanzate da quei designer e architetti che attuarono -- più di una ventina d'anni fa -- un attraversamento "a ritroso" della modernità in vista di una riqualificazione (o ripensamento) dei valori cromatici e formali degli stili.
Si assiste così alla creazione di oggetti, o di interi edifici, dotati di elementi dalla spiccata funzionalità decorativa, o con colorazioni accese, "fragorose", o perlomeno timbriche, che spezzano la neutralità cromatica caratteristica del moderno.
L eccesso, a volte patologico, di decorazione e colorazione ha avuto, come conseguenza effettiva del postmoderno, lespansione dei territori ambigui del Kitsch anche nel campo della progettazione "d'elite".
E, tra molto Kitsch postmoderno "negativo", è ancora la "poltrona di Proust" a costituire un buon esempio di Kitsch "meditato", se non addirittura "poetico": ovvero, quel particolare modo di essere del Kitsch che, divenuto consapevole della propria intollerabilità, riesce a superarla vivificandola come mezzo espressivo.
Ma come è possibile trasferire sul piano di una positiva riuscita estetica l'insopportabilità
di fondo del Kitsch?
La risposta è molto semplice: attraverso l'ironia.
Per questo, la "poltrona Proust" -- oggetto tra i più ironici e caricaturali del design contemporaneo -- non ha l'insostenibile futilità estetica di certi terribili uccelli impagliati (piume+polvere+acari) o delle svariate vetuste cataste di bronzetti-fermacarte con popò di alabastro e busto napoleonico: o dei falsi Gallè, dei Canova in PVC, dei Botticelli a punto croce ...
Ma perché Proust ?
Pagine realizzate da Gabriella Alù
1998
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