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Andrea Sperelli - IL DANDISMO DI MARCEL PROUST - (pag. 2)


Essi non mancavano mai di cenare insieme per poi recarsi a vedere gli allora famosi Balletti Russi, dei quali l'ideatore ed impresario era Serge de Diaghilev. Debitamente infagottato nella sua spessa pelliccia per timore d'aggravare l'onnipresente asma, Proust s'appoggiava leggermente al giovane amico Cocteau, austeramente incravattato e coi folti capelli neri e ricciuti stirati ed allisciati, (anche se in seguito li lascerà liberi di aggrovigliarsi alla sommità del cranio, con una attenta riga di lato, dichiarando che "prima si sentiva un cretino").

Il primo ballerino attirava l'attenzione dei due amici, entrambi (qualità questa che si riscontra in molti dandy) attenti alla bellezza fisica come a quella artistica --- ed entrambi non mancheranno mai di paragonare le due cose, di fonderle anzi, con il ritrovato amore per le sculture ed i dipinti antecendenti all' Ottocento, che va ad incidere nelle descrizioni dei personaggi (ad esempio ne "I ragazzi terribili" ed in moltissimi disegni di Cocteau), o dei volti, per esempio, da parte di Marcel. Vedendo Odette, Swann non poteva far a meno di pensare ai disegni dell'immortale Botticelli, e così come nelle numerose descrizioni d'ambienti Proust riconosce la mano felice di qualche pittore od incisiore celebre al'epoca, come allo stesso modo Gabriele d'Annunzio, ne "Il Piacere", avrà cura, nelle descrizioni di volti ed ambienti, di ricollegarsi a quadri impressionisti o rinascimentali (periodo che gli era assai caro). E tutto questo, involontariamente, per ironico rispetto alla altrettanto ironica massima di Oscar Wilde: "Sono la Vita e la Natura che imitano l'Arte, e non il contrario".

Non a caso cito Cocteau, d'Annunzio e Wilde, tutti indiscutibilmente dandies, accanto a Proust, per far notare ancora una volta le analogie che intercorrono tra questi e l'autore in questione.

A cena poi Cocteau salterà sul tavolo del ristorante, in piedi, infervorato dalla foga del suo discorso in cui elogiava le capacità di Sergeij Nijnski, il primo ballerino dei Balletti Russi; Proust ricorda così l'episodio: "Per coprirmi di pelliccia e di morreo / senza dai larghi occhi versare nero inchiostro / come un elfo al soffitto, come uno sci sulla neve / Jean saltò sul tavolo come Nijnski".

Ma forse questo servirebbe più a dimostrare il dandismo di Cocteau che non di Proust, se non fosse per il fatto che quest'ultimo non si scandalizzò affatto dal salto sulla tavola dell'amico, ma anzi ne rimase affascinato ed ammirato, come infatti dimostra il fatto che detta poesia era scritta quale dedica su di un libro regalato allo stesso Cocteau; e così terminava la poesia: "Eravamo nel salone porporino di Laruc / il cui oro, di dubbio gusto, mai si velava. / La barba blandente ed irta di un dottore / ripeteva: la mia presenza è forse incongrua, / ma se uno restasse, io sarei quello, / intanto il mio cuore soccombeva ai colpi dell' Indiana." Dove l'Indiana era l'aria alla moda, il "tormentone", come oggi la si userebbe definire.

La poesia, basata di per sè su di un fatto che per i comuni borghesi non avrebbe nulla di poetico, sta a testimoniare ancora una volta, a parer mio, il carattere dandy di Marcel Proust, per cui era bello non ciò che piace, ma piuttosto ciò che stupisce (sempre, però, con buon gusto).

Ricordo la massima di Baudelaire, altro noto dandy, che recita: "Il bello ? sempre ciò che è bizzarro". Allo stesso modo, la poesiola di Proust fa parte di quella voglia, che è propria d'ogni uomo catturato dalla Bellezza e dall'Arte, di far coincidere, e confondere, Arte e Vita, fino al punto, se possibile, d'eliminare totalmente la seconda. (Un dandy d'un racconto di Barbey d'Aurevilly dice: "Vivere? I nostri servi lo fanno per noi", laddove l'apparente snobismo è potenzialmente infinitesimale, e presente solo a fini ironici, in confronto al concetto puramente "dandistico" che esprime. Lord Brummell, il primo di tutti i dandies, alla domanda d'un conoscente: "Quale è il vostro lago preferito?" aveva rivolto insolentemente la domanda al proprio maggiordomo: "Charles, quale è il mio lago preferito?", e quello: "Credo sia il lago di [e qui diede un nome], signore". E Brummell, tornando a rivolgersi all'ospite, gli ripetè il nome del lago come se nulla fosse).

Questo è il periodo in cui Cocteau e Proust si spediscono lunghe lettere, delle quali, più che il contenuto, è assai più interessante il loro particolarissimo modo di porre l'indirizzo: "Fattorino, porta queste parole, e sbarazzati di loro, / al boulevard Haussmann 102, da Marcel Proust. // 102, boulevard Haussmann, su! / Corri, fattorino, da Marcel Proust". E Proust non mancava di rispondere "per le rime", è il caso di dire; e Cocteau, soddisfatto, dichiara in "Oppio" che "la posta non se ne aveva a male. [...] Proust rispondeva su buste ricoperte da zampe di mosca.

In alessandrini descriveva rue d'Anjon, dal boulevard Haussmann fino al faubourg Saint-Honorè." Da queste indicazioni in rima, si desumono ancora una volta due caratteri fondamentali del dandismo: prima, ancora una volta, il bisogno che ha ogni dandy di rendere l'Arte parte integrante della propria vita, anche nelle cose più futili --- ma non per questo meno importanti --- come l'affrancatura d'una lettera, azioni che hanno comunque, ed è il lato più evidente ed anche il secondo carattere d'ogni dandy, un chiaro intento ironico, demistificatorio nei confronti della figura del "poeta", così come generalmente è visto dalla gente comune (Jacques Rigaut, un poco noto dandy dadaista, arriverà ad esasperare tale distinzione tra coloro che sono poeti davvero e coloro che non lo sono affatto ed indicatore delle doti di questi ultimi è l'alto apprezzamento che questi ottengono dal pubblico scrivendo: "Voi siete tutti poeti ed io sono dalla parte della morte"); è quindi una ironia di fondo che pervade le azioni di Proust: demistificare, ironizzare bonariamente su tutto e tutti, ma senza cinismo.

Il sense of humor, altro carattere essenziale del dandy, lo si riscontra facilmente in parecchi piccoli avvenimenti della vita di Marcel Proust, come ad esempio, sempre per rimanere nell'ambito Jean Cocteu-Marcel Proust, l'episodio che ci racconta ancora una volta lo stesso Cocteau.

Egli, saputo che Marcel sarebbe dovuto venire a trovarlo verso le undici di sera, corse al suo appartamento arrivando però in ritardo di un' ora; scoprì che, nonostante il proprio ritardo, Proust l'attendeva nel corridoio che dava sulla porta dell'appartamento, seduto su di una cassapanca, benchè la porta di Cocteau fosse sempre socchiusa.

"Marcel" gridai, "perchè non sei almeno entrato ad aspettarmi? Sai bene che la porta rimane sempre socchiusa". "Caro Jean [...], Napoleone ha fatto uccidere un uomo che l'aveva aspettato a casa sua. Certo, io non avrei letto che il Larousse, ma poteva esserci qualche lettera dimenticata, ecc...".

Il desiderio di stupire, di affascinare ancor prima che piacere, è altro moto caratteristico del dandismo.

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1998


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