Proust e la pittura > Tiepolo




TIEPOLO NELLA RECHERCHE


Il testo che segue è tratto dal libro di Roberto Calasso "Rosa Tiepolo", Adelphi, in libreria dal 25 ottobre 2006. Questo stralcio è stato pubblicato in anteprima sul quotidiano La Repubblica del 19 agosto 2006. I grassetti sono miei

Roberto Calasso


Forse la fine più congeniale e più equa, per un pittore, è quello di essere trasformato in un colore, come Dafne nel lauro. Così accadde a Tiepolo con Proust. In tutta la Recherche, che pullula di riferimenti alla pittura, non si parla mai di un'opera di Tiepolo. Ma il suo nome rintocca tre volte -- e ogni volta in rapporto a una donna diversa: Odette, la duchessa di Guermantes, Albertine. Le tre donne su cui Marcel ha più fantasticato, che più lo hanno fatto patire (anche attraverso la duplicazione di Swann) -- quelle che hanno accompagnato la sua vita come una lunga scia lucente e tripartita.

Per Marcel Tiepolo fu innanzitutto le vestaglie di Odette. Ai suoi occhi di giovanissimo e testardo adoratore, nessuna delle toilettes con cui Madame Swann appariva in società era lontanamente paragonabile alla "meravigliosa vestaglia di crêpe de Chine di seta, rosa antico, ciliegia, rosa Tiepolo, bianca, malva, verde, rossa, gialla, a tinta unita o con disegni, con la quale Madame Swann aveva fatto colazione e che stava per togliersi" . Forse fra Odette e Marcel non ci sarebbe mai stato più un momento di tale intimità, protetta dal colore che spiccava nella gamma delle vestaglie: il "rosa Tiepolo":

Con la duchessa di Guermantes, anni dopo, sarebbe avvenuta un'altra epifania tiepolesca. Questa volta pubblica e irradiante, quando la duchessa si mostrava "con il suo mantello da sera, di un magnifico rosso Tiepolo" . E poteva rimanere allora impietrita in un tableau vivant dove Marcel stesso le si offriva come alfiere -- e che un giorno si sarebbe espanso fino a includere tutta la vasta popolazione della Recherche: "Eretta, isolata, con al fianco suo marito e me, la duchessa stava a sinistra della scala, già avvolta nel suo mantello alla Tiepolo, il collo serrato nel fermaglio di rubini, divorata con gli occhi da donne e da uomini che cercavano di soprendere il segreto della sua eleganza e della sua bellezza".

Ultimo fu il Tiepolo di Albertine, ricondotto ad esistere -- questa volta -- nella fodera di una vestaglia, come nelle trasmigrazioni buddhiste. E di nuovo impregnato dell'aura del suo luogo di origine: Venezia. Ma non più ostentato come emblema di sovranità. ora avrebbe trascorso una vita semiclandestin, celato sotto il blu e l'oro della vestaglia di Fortuny che Albertine amava. Via via che lo sguardo di marcel si addentrava in quel blu profondo. il colore "cambiava in oro malleabile, attraverso quelle stesse trasmutazioni che, davanti alla gondola che avanza, cambiano in metallo scintillante l'azzurro del Canal Grande" , finchè la metamorfosi non si placava nelle "maniche foderate di un rosso ciliegia che è così peculiarmente veneziano che lo si chiama rosa Tiepolo". Forse, per una magia non ignota agli Orientali degli Scherzi, le nubi rosate che sovrastano i Quattro Continenti di Würzburg avevano convenuto di insinuarsi in quella fodera, vicino al tepore di un braccio femminile, come in previsione di lingo periodo di occultamento e di cosmico gelo.

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1998